Il Paese dei ladri si chiama ITALIA

Sono nato negli anni Sessanta, troppo piccolo per capire il famoso e rimpianto Boom economico. L’unico economico, gli altri boom sono stati sempre di paura e sgomento. Nei Settanta ho vissuto l’austerità della crisi petrolifera.
Negli Ottanta ho faticato a causa della bolla del rampantismo, dello yuppismo che non era più yuppi du yuppi du ma una forma estesa del noto gioco “a fotti compagno”. Nei Novanta ho sofferto per la crisi politica internazionale. Nei Duemila ho stretto la cinghia per la crisi delle banche. Nei Duemiladieci sto ancora stringendo la cinghia per la globalizzazione, l’ira funesta dei mercati, l’ingordigia fanatica della finanza, la vigliaccheria dei politici, l’ignoranza del paese. Se tutto va bene, sopravviverò fino agli anni Trenta o Quaranta, ma così sfinito da questa serie infinita di ristrettezze che me ne andrò maledicendo non il mondo ma i suoi abitanti e chissà se poi il buon Pietro mi accoglierà con comprensione o mi dirà di attendere, stringere la cinghia, sperare nel nuovo corso…

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La città ludica

Lanciamo un appello, di quelli che cadono nel vuoto che, beninteso, è sempre una colpa. La città è uno spazio degradato per concetto: preminenza dell’utile sul gradevole, dell’economico sul sentimentale, prepotenza dei forti sui deboli, cura del privato e scempio del pubblico, disinteresse per il bene collettivo e difesa feroce e fraudolenta dell’interesse dei singoli. In questa latrina vive la maggior parte di noi.
Persino la Sicilia, afflitta da mali preistorici che nelle grandi città come Palermo e Catania assumono forme devastanti, registra aree di relativo benessere e piacevolezza, luoghi ameni con persone socievoli. Il luogo comune che vorrebbe alcuni popoli caratterizzati dalla più stupida insignificante e mistificante delle qualità, la solarità, non è che una dabbenaggine per imbecilli ed impostori. La verità è che nelle città esistono la competizione come forma accettata di odio e l’odio come forma diffusa di insofferenza verso gli “altri”. In questa cloaca di malessere che frigge le anime e spappola le menti, si potrebbe però vivere con ben altri standard di qualità. Ci sarebbe da condividere l’idea della città ludica, intesa come luogo in cui “cambiare verso” alla quotidianità che la distingue da tutti gli altri posti.

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D’Alia, l’assenteismo pubblico e i soliti… Casini

Il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha emanato a marzo “Disposizioni urgenti” di razionalizzazione del regime che consente le assenze del personale per visite specialistiche e terapie. Scopo dichiarato: “contrastare il fenomeno dell’assenteismo nelle amministrazioni” pubbliche. Analizziamolo.

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Matteo Renzi: message in a bottle

Caro Matteo,
ma se un manager pubblico di massimo livello non può guadagnare per legge più di 300.000 euro all’anno e generalmente si tratta di persone di alta professionalità, perché un misero usciere del senato ne guadagna 150.000 senza alcuna competenza? Mettiamo un tetto massimo anche alle fasce stipendiali di bassa professionalità e alto privilegio e stabiliamo che un usciere è ben pagato già con 30.000 euro all’anno per le responsabilità e il carico di lavoro che ha. A conti fatti risparmieremmo 120.000 euro all’anno per ciascuno dei 1500 super pagati dipendenti delle camere. In sostanza sarebbe un risparmio di 150 milioni all’anno, in dieci anni un miliardo e mezzo di euro. Ci si potrebbero fare cose più… più… Giuste?

Disonesto no limits

Un certo signor LB, con casa a Villa Sperlinga in via Scaduto, reddito elevato e in generale vita da borghese benestante, risulta percepire ogni mese 850 euro in qualità di lavoratore PIP. Qualifica assistenziale che dovrebbe garantire solo persone socialmente disagiate. Lo si è scoperto appena si è cominciato a grattare con timidi controlli quel caos violento che si annida in ogni aspetto dell’amministrazione pubblica siciliana. Leggi tutto “Disonesto no limits”

Il WC e la scrittura: non ci resta che piangere.

 

Non ci resta che piangere. Sembra che non ci resti altro da fare a giudicare dalla diffusa abitudine che rende pericolosi per la salute e l’igiene pubblica quelli che una troppo audace definizione chiama “servizi igienici”. Stiamo parlando dei “water closet” dei locali pubblici e di quelli privati ma aperti al pubblico e stiamo parlando del paese Italia che pare non fare differenza tra nord e sud quando si tratta di maleducazione e orgoglio cafone. Ma forse è anche vero che certe cose il destino se lo portano appresso.

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Dall’istruzione alla detenzione

Dunque, se ho ben capito, il Presidente della Repubblica in persona ha avvertito gli italiani, noti per l’onestà il senso civico e l’amore per il bene comune, che i delinquenti di ogni sorta trattenuti in galera, a causa delle scomodità in cui soffrono per i loro reati, possono anzi dovrebbero chiedere risarcimenti allo Stato che pagherà miliardi di euro. L’Italia, già condannata per 7 detenuti che hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo, subirà un’ulteriore condanna per altri 500 detenuti che si sono affrettati a lagnare alla Corte che invece dei 4 metri quadri ritenuti “civili” ne hanno avuti a disposizione 3 o 3,5 o anche 3,9 ma non 4 e a volte erano pure senza acqua calda e i cuscini duri e le lampade della cella troppo fioche…
 

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