Cosa c’è in questo sud che da 150 anni fa da palla al piede di un’Italia che si pensa a due velocità lasciando sottinteso che la parte di sotto affligge e assolve i ritardi della parte di sopra?
C’è anzitutto il colosso inquantificabile dello spreco che in sé contiene la cordigliera del furto e della truffa con cui gli apocalittici fondi per il sud hanno invece arricchito una piccola parte di mafiosi, politici lestofanti, persone “per bene” in realtà conniventi del sistema illegale. Se ad agire sulla scena pubblica ci fossero stati Uomini veri, con gli attributi e con in testa il bene comune, l’Italia avrebbe fatto del meridione la sua California e siccome i fondi pubblici erano costituiti da fantastiliardi di stile paperoniano, avremmo potuto attrarre nella crescita l’intero Maghreb, evitando la piaga dell’immigrazione clandestina, offrendo al mondo un esempio di altruismo virtuoso, creando un modello di sviluppo sostenibile che avrebbe garantito a tutti il benessere, compresi i nostri figli condannati alla disoccupazione e al servilismo internazionale.
Dai fatti, insomma, e dagli episodi miserevoli della nostra storia nasce una sola domanda: ma l’Italia è un paese di minchioni? Se d’istinto pensate di no, resta solo un’alternativa: è un paese di imbroglioni. E a giudicare dalle cronache degli ultimi trentacinque anni, dall’impegno dei giudici e dal declino di qualsiasi politico che dal fasto scade sempre al pubblico ludibrio, c’è da rispondere sì, seppure con tristezza profonda.
Dovremmo allora trovare un modo per sollecitare l’orgoglio sano, quello che magari ci fa dire no quando la proposta è illegale, che ci fa parlare quando ci chiedono di tacere, che ci fa scegliere quando ci spingono a seguire il branco. Questo è ciò che fa o dovrebbe fare la scuola, ma quello che il Paese fa alla scuola da quarant’anni, chiarisce quale sarà il nostro futuro. Con ogni probabilità resteremo in sud…ditanza.