Dall’istruzione alla detenzione

Dunque, se ho ben capito, il Presidente della Repubblica in persona ha avvertito gli italiani, noti per l’onestà il senso civico e l’amore per il bene comune, che i delinquenti di ogni sorta trattenuti in galera, a causa delle scomodità in cui soffrono per i loro reati, possono anzi dovrebbero chiedere risarcimenti allo Stato che pagherà miliardi di euro. L’Italia, già condannata per 7 detenuti che hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo, subirà un’ulteriore condanna per altri 500 detenuti che si sono affrettati a lagnare alla Corte che invece dei 4 metri quadri ritenuti “civili” ne hanno avuti a disposizione 3 o 3,5 o anche 3,9 ma non 4 e a volte erano pure senza acqua calda e i cuscini duri e le lampade della cella troppo fioche…
 

La Corte, il ministro Severino, i difensori dei diritti dei detenuti, l’associazione Antigone e altri hanno urlato “Vittoria” così forte che le residue lagnanze dei parenti delle vittime dei detenuti, ritenute ripetitive poco creative e tutto sommato inutilmente polemiche, non si sono più udite. Il parterre istituzionale si ritiene soddisfatto per avere centrato due obiettivi in uno: da una parte si è messo a tacere la volgare richiesta di giustizia delle vittime e dall’altra ha favorito il reinserimento nella società dei detenuti che col malloppo del risarcimento potranno rientrare nella società dei furbetti che definisce l’identità del Paese. Il governo naturalmente inserirà nuove trattenute per coprire i costi fantascientifici del risarcimento globale ai detenuti d’Italia e c’è già chi parla di un supplemento risarcitorio non in denaro ma in onorificenze. Dato l’elevato numero dei detenutii sofferenti per l’inadeguatezza dei nostri servizi di hosting si pensa ad un nuovo Inno nazionale intitolato “Detenuti d’Italia”, che oltretutto offrirebbe una sponda difensiva alle moltitudini di gregari che ruotano intorno ai centri di spesa e di potere oggi afflitti dalla rabbia sociale dei poveri, sempre indisponenti, incontentabili, insofferenti e non si capisce perché, in fondo sono pur sempre abitanti della parte privilegiata del mondo. Per tali ragioni, sarà necessario che la scuola insegni con onestà che più dell’istruzione è la detenzione che offre sicure garanzie di notorietà e guadagno.
Il PIL dell’Italia e la sua credibilità nelle Borse internazionali già crescono, sulla scia dell’impennata del giro d’affari degli studi legali che in Italia sono pari al numero totale di quelli presenti in tutta Europa con l’aggiunta del Tennessee e del Canada. Perciò allegria, anche se pagheremo più tasse per garantire i risarcimenti ai detenuti e dovremo imparare a non sentire il grido d’aiuto dei bambini a cui è stato massacrato il padre o stuprata la madre. Ma non importa, l’Italia è un paese civile e non tollera i rimproveri della Corte europea. E quando riusciremo, se mai riusciremo, a catturare di nuovo quel cattivo di Cutrì, che nel curriculum vanta una difesa prestigiosa da parte di Giulia Bongiorno, gli dovremo riconoscere il risarcimento non solo per avere sofferto la detenzione in meno di 4 metri quadri pro capite, ma anche per avere dovuto anticipare le spese di evasione… 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *