Il Paese dei ladri si chiama ITALIA

Sono nato negli anni Sessanta, troppo piccolo per capire il famoso e rimpianto Boom economico. L’unico economico, gli altri boom sono stati sempre di paura e sgomento. Nei Settanta ho vissuto l’austerità della crisi petrolifera.
Negli Ottanta ho faticato a causa della bolla del rampantismo, dello yuppismo che non era più yuppi du yuppi du ma una forma estesa del noto gioco “a fotti compagno”. Nei Novanta ho sofferto per la crisi politica internazionale. Nei Duemila ho stretto la cinghia per la crisi delle banche. Nei Duemiladieci sto ancora stringendo la cinghia per la globalizzazione, l’ira funesta dei mercati, l’ingordigia fanatica della finanza, la vigliaccheria dei politici, l’ignoranza del paese. Se tutto va bene, sopravviverò fino agli anni Trenta o Quaranta, ma così sfinito da questa serie infinita di ristrettezze che me ne andrò maledicendo non il mondo ma i suoi abitanti e chissà se poi il buon Pietro mi accoglierà con comprensione o mi dirà di attendere, stringere la cinghia, sperare nel nuovo corso…

Eppure questo paese le potenzialità per riprendersi in un solo anno ce le ha. Non si vuole farlo e ormai si sa perché. Noi italiani rappresentiamo l’1% della popolazione mondiale ma teniamo stretto il 6% della ricchezza. Ma è bene precisare che la metà di questo 6%, ovvero il 3% della ricchezza mondiale, è proprietà privata del 10% degli italiani. Il restante 90%; si divide l’altro 3%. Col risultato che siamo un paese povero in cui ai ricchi viene permesso di vivere da nababbi, con la nostra complicità. Viene perciò da ridere sapendo che di questo 10% di sceicchi all’italiana, soltanto lo 0,1% dichiara redditi superiori ai 300.000 euro che, per la verità, neanche sembrerebbe una cifra da ricchi, da benestanti piuttosto. Ma così è. Per il fisco i ricchi sono coloro che stanno oltre la soglia che definisce lo stipendio annuale di un super manager (dopo la riforma voluta da Renzi). Nessuno dice, però, che questa soglia la raggiungono, in soli due anni, anche gli uscieri del Senato che rubano per diritto 150.000 euro all’anno per non saper fare niente, non voler fare granché, non aver studiato, non essersi specializzati, non avere investito tempo e denaro in alcuna professionalità. Questa realtà si chiama Italia.
Ciò nonostante, un anno ci permetterebbe di ristabilire un equilibrio, se qualcuno di quelli che hanno il potere di fare le cose, si decidesse a farle. Come dimostra la sequenza di nomi e partiti diversi alla guida del governo che con continuità sotterranea hanno mantenuto la cloaca legislativa che aiuta e sostiene l’evasione fiscale. Mentre Renzi cerca disperatamente 4 o 5 miliardi per assicurare 80 euro al mese a coloro che sulla carta – questo in Italia occorre sempre specificarlo… – guadagnai meno di 1500 euro mensili, dovremmo ricordarci ogni anno sfuggono al Governo 180 miliardi di euro di evasione fiscale. E se ipotizzassimo un abbattimento del 50% degli oneri fiscali, che in Italia sono deliranti per l’eccessivo peso tanto sul datore di lavoro quanto sul lavoratore, avremmo comunque un’evasione da 90 miliardi che è cifra con cui potremmo rimettere il paese in linea con i paese civile per davvero. Se recuperassimo quei soldi. Ma come si recuperano? I controlli sono una delle voci più insidiose della corruzione, dunque non possiamo fidarci. E poi, sinceramente, solo l’1.7% delle denunce per reati fiscali porta all’arresto, il rimanente 98,3% la fa franca in un modo o in un altro. Dimezzare le tasse e “sperare” che tutti le paghino – pagando meno avremmo più soldi per tutti – è decisione la cui audacia spaventa chiunque finisca al Governo. Così manteniamo un cane che si morde la coda. Almeno fino a quando non avrà fine quella stirpe di politici incapaci e furfanti che per biechi motivi elettorali ha sempre evitato di dare la caccia agli evasori, il popolo dell’IVA, un esercito connivente di 12 milioni di elettori annidati nelle categorie degli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti, dei liberi professionisti che in 34 anni, tra il 1970 e il 2004, ha beneficiato di ben 32 condoni… E che nessuno lo neghi: l’82% degli introiti del fisco proviene dal lavoro dipendente. Punto. Ma questa è l’Italia.
(Fonti: Corbetta-Parisi, Ipsos, Italian Natinal Elections Studies, L’Espresso, Stefano Livadiotti)

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