Etica da taschino
Ragioniamo. Si accusa Renzi di volere aprire il terzo forno, alludendo alle tre diverse maggioranze per portare a termine le riforme, l’elezione del Presidente e la legislazione. Lo si accusa, fuori metafora, di incoerenza, di approfittare delle opportunità, di volere troppo. Mantenendoci entro la brutta metafora, mi chiedo e domando: quando il popolo ha fame, si sceglie un forno o si aprono tutti quelli che possono dare del pane?
L’Artexpo di Palermo, 2015
Che delusione a tutta prima l’allestimento espositivo Palermo Artexpo inserito nella 2ª Biennale Internazionale d’Arte di Palermo. Meno male che sono andato anche all’Albergo delle Povere. Uno dei quattro siti in cui era organizzata l’esposizione. Tra il Loggiato di San Bartolomeo e Palazzo Sant’Elia, si assisteva ad una lunga serie di opere figlie di un “decorativismo” a volte ben organizzato, altre volte proposto con modalità bene oliate, altre volte ancora appesantite da una insulsa ricerca di originalità che ne annientava ogni valore. Avanguardia, zero. Quasi tutte le opere, infatti, erano con evidenza prive di un’idea, di una reale tensione artistica che nascesse da una visione dell’artista. Aspetto fortemente preoccupante perché se l’arte si attesta su una superficialità analoga a quella dilagante in questo brutto mondo che abbiamo tirato su, allora penso siano molto ridotte le possibilità di uscita o di costruzione di un futuro migliore.
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Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde
Davos è un comune delle Alpi svizzere del Canton Grigioni di circa 10.000 abitanti. Un luogo incantevole, se è vero che deve la sua fama a “La montagna incantata” di Thomas Mann e saluberrimo, se è vero che qui si curò dalla tubercolosi quel Robert Luiss Stevenson la cui mente partorì “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Chissà, il destino.
Charlie Hebdo, quale identità?
Dei fatti di Parigi, orribili in sommo grado, c’è una cosa che mi disturba. Nel prevedibilmente acceso e inconcludente dibattito italiano, anche facendo la tara della vanità e dell’interesse vile e mascherato, restano evidenti i segni di una confusione inter-generazionale che sembra non avere rimedio.
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Chi vuole uccidere i nostri ragazzi?
Guardo ed osservo questi nostri giovani. Che meraviglia! Quelli tra i venticinque e i trentacinque, in particolare, che si suppone abbiano già terminato il proprio apprendistato. Vedo il loro entusiasmo, la loro vitalità, l’energia che gli trabocca da ogni poro, quando camminano scattanti come catapulte, quando danzano leggeri come gazzelle, quando discutono accalorati come teste pensanti e come persone dotate di una morale. Li osservo e mi sento contagiato dalla loro forza. Ma il mondo che gli sta intorno, in questo confuso e disordinato paese che è ormai l’Italia, è cattivo con loro. Scientemente. Perché questi ragazzi li pieghiamo con studiata indolenza, con cattiva assenza, con progettata prepotenza.
Standard and Poor’s in casa del cornuto
Standard and Poor’s Corporation (S&P) ha ulteriormente declassato l’Italia. Ci collocano al gradino più basso della fascia ritenuta utile per gli investimenti. Da qui in giù, saremo additati come far west in cui non conviene investire. Saremo, cioè, territorio selvaggio e imprevedibile di speculazioni, dato che la spregiudicatezza degli operatori finanziaria ha un lato political correct che si definisce “investment” ed uno no correct che si chiama “speculative”. Inutile dire che trattiamo di moneta che, universalmente, possiede, appunto, due facce.
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Palermo delle 100 periferie
Le grandi città e il loro paradosso: vi confluiscono grandi masse di cittadini, ma la gran parte è emarginata. Metropoli e conurbazioni si trovano in tutto il mondo, essendo comune questo processo che aggruma le popolazioni nei centri urbani. Un insidioso squilibrio si crea dappertutto in termini di densità demografica così che ogni paese è afflitto dalla sperequazione tra le aree non urbane, dove gli spazi sono ampi, e le aree cittadine dove moltitudini di persone incattivite litigano anche con ferocia per contendersi spazi di pochi centimetri.
Woody e Buzz non erano a Ragusa
Un altro bambino morto. La madre lo ha lasciato a scuola ma a scuola non è mai entrato. Cosa sarà successo? Speriamo lo scoprano gli inquirenti, ma è un fatto che questo cucciolo col suo zainetto di Toy Story se ne è andato incontro ad una triste avventura, purtroppo per lui fatale e senza il lieto fine del noto cartoon di Disney. In questo mondo brutale e vile, dove i mostri hanno il volto della vicina di casa o dello zio di famiglia, non c’è spazio per l’onestà pura di Woody né per l’avventuroso coraggio di Buzz Lightyear che infatti non sono arrivati in tempo ad aiutare quel piccolo fanciullo, chissà come convinto a prendere la strada della sua morte invece che quella della sua classe.
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Nomen omen
Come non ravvisare nella tragedia di ieri la memoria di un’epica imperitura perché legata indissolubilmente alla parte peggiore dell’uomo? Già il calendario pesa come un macigno: 24 novembre, vigilia di quella giornata che l’ipocrisia del mondo dedica per funesta consuetudine alla celebrazione delle spoglie delle donne vittime di femminicidio. Orribile termine che nella sua irritante cacofonia riproduce il ribrezzo che deve provarsi al cospetto di un uomo che approfitti della forza per sopprimere l’alito della vita nel corpo di una donna. Vi è così tanta poesia nella grazia femminile che ogni femminicidio è contro la persona e contro la vita stessa.
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