Chi vuole uccidere i nostri ragazzi?

Guardo ed osservo questi nostri giovani. Che meraviglia! Quelli tra i venticinque e i trentacinque, in particolare, che si suppone abbiano già terminato il proprio apprendistato. Vedo il loro entusiasmo, la loro vitalità, l’energia che gli trabocca da ogni poro, quando camminano scattanti come catapulte, quando danzano leggeri come gazzelle, quando discutono accalorati come teste pensanti e come persone dotate di una morale. Li osservo e mi sento contagiato dalla loro forza. Ma il mondo che gli sta intorno, in questo confuso e disordinato paese che è ormai l’Italia, è cattivo con loro. Scientemente. Perché questi ragazzi li pieghiamo con studiata indolenza, con cattiva assenza, con progettata prepotenza.

Un paese che rinuncia a questa autentica onda d’urto che viene dai giovani, è un paese destinato a morire. E l’Italia, per l’appunto, sta morendo. E morirà davvero se non sapremo dare spazio a questi ragazzi che invece facciamo passare attraverso le forche caudine di una gerontocrazia astuta ed avida. Rinunciando al valore aggiunto che questi ragazzi rappresentano, veri portatori di sogni, quale futuro potremo mai immaginare? Che sogni potremo mai avere? Resteremo impigliati in discussioni infinite che mascherano la guerra degli interessi di parte, saremo trascinati nel baratro dell’inazione e della rassegnazione, incapaci di reagire come dovremmo a questo stato di cose. In realtà noi discipliniamo la loro energia, la incanaliamo in imbuti dove togliamo loro la forza, li irretiamo in forme subdole di addestramento all’inanità, all’incompetenza, li sproniamo alla superficialità e alla prepotenza individuale, loro che naturalmente propenderebbero per lo spirito di comunità.

Difficilmente un giovane prima dei quarant’anni si afferma ed ottiene credibilità professionale. Questa è la triste verità dell’Italia di oggi. Eppure a dare fiducia ai giovani ci si ricava in termini di coraggio, innovazione, progresso. Basterebbe cooperare invece di proseguire, come finora fatto, con le mille subdole forme di subalternizzazione – concedetemi il neologismo – che questo paese, vecchio fuori e vecchio dentro, porta avanti. Quante realtà sono guidate da immarcescibili ed impresentabili sette/ottantenni? Eponimi della immortale metastasi democristiana. Sbaraccare, dovremmo, sbaraccare in ogni dove, liberare ogni angolo del paese dalla presenza malefica di chi è stato colluso con un qualunque aspetto della macchina istituzionale generata dal delirio consociativista propagatosi dagli anni Settanta ad oggi. E dare spazio, ma uno spazio importante, ai tanti giovani che vorrebbero costruire un nuovo futuro, privo dei vincoli del passato. E dovremmo spazzare via i diritti acquisiti che in Italia sono alibi di autentiche prepotenze e medievali prebende conquistate col meccanismo corruttivo quando le vacche erano grasse. Non possiamo permetterci di mantenerli, vanno rivisti quei diritti che di acquisito hanno solo la prepotenza sancita dalla legge e che di giusto non hanno nulla o anche meno. I nostri giovani portano il loro entusiasmo fuori da questo vespasiano peninsulare in cui allignano tutte le forme di illegalità che una mente diabolica possa immaginare, vanno in altri paesi dove l’ABC della legalità e della civiltà viene rispettato da tutti e lì si fanno onore come non potrebbero in patria. Noi spendiamo per loro, ma sono i paesi concorrenti che usufruiscono del loro valore aggiunto. Sono gli altri paese che usufruiscono dei sogni portati dalle loro menti e dai loro cuori e sono sempre gli altri paesi che compiono salti in avanti grazie alle gambe dei nostri giovani. Noi ancora discutiamo del nulla, decidiamo del come di questo nulla, litighiamo sulle conseguenze del nostro nulla, facciamo battaglie in nome di un nulla che ci uccide, giorno dopo giorno. Se non è suicidio questo…

Basterebbe una legge. Invece di tergiversare sulla ridicola idea delle quote rosa che sa tanto di protezione faunistica, scriviamone una che stabilisca “quote anagrafiche” per le quali è necessario ricorrere alla presenza dei giovani. Oppure inventiamo un altro strumento che abbia però analoghe finalità di promozione autentica dei nostri giovani, qualcosa capace di tenerli a casa pur promuovendo per tutti forti e significative esperienze nel resto del mondo. In fondo, tra i tanti fannulloni ed incompetenti che pascolano tra Montecitorio e Palazzo Madama, ci sarà pure qualcuno in grado di fare quel mestiere di legislatore per cui sono profumatamente pagati. O, come pare, c’è qualcuno che ha interesse ad uccidere i nostri giovani e quella speranza di un futuro migliore che essi rappresentanio?

su: www.loraquotidiano.it, 2 gennaio 2015

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