L’acqua invisibile

In Sicilia l’acqua di chi è? di chi è stata? La mafia ci ha costruito buona parte della sua fortuna storica, quella del feudalesimo di campagna che ancora resiste sebbene non più come prima. La mafia nuova ci costruisce il suo presente nel contesto urbanizzato che gli stupidi associano alla modernizzazione. Grazieadio non tutto è mafioso, ma ciò che non lo è, è confuso, caotico, ingestibile. Non a caso forse…

La Regione Sicilia riesce a fare la politica dei tre forni con l’acqua. L’ARS nel 2013 emana una legge per dare ai comuni la possibilità di gestire le reti idriche e la distribuzione. La burocrazia assessoriale impone ai Comuni con la forza dei commissari di consegnare ai privati gli acquedotti costati l’ira di dio di risorse pubbliche, cioè gocce del sangue dei cittadini. Il Governo nazionale emana una legge “per la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive” che abroga gli effetti della legge regionale. Ma la Regione Sicilia rivendica con lo Statuto la propria esclusiva competenza in materia di acque pubbliche.
In questo marasma c’è spazio per tutti quelli che vogliono approfittare di quella forma di garanzia di fatto che il caos garantisce perché de-responsabilizza tutti e che perciò è costantemente coltivato ad ogni livello della inettitudine istituzionale del Paese come della Regione.
Ne è un caso esemplare San Vito Lo Capo. L’esplosione edilizia, l’incremento della popolazione estiva da quattromila a quarantamila residenti non ha spinto l’amministrazione locale a perseguire concretamente l’obiettivo di adeguare la rete idrica. Nella scheda servizi pubblicata dal Comune si legge che il locale acquedotto è gestito dall’EAS, l’ente regionale che per le ragioni di sopra perde competenze. E infatti l’EAS a San Vito garantisce quattro ore ogni quindici giorni, come si legge in un documento sul sito del Comune. Per evitare di perdere eventuali cause risarcitorie, le basta assicurare l’ipocrita servizio di fornitura gratuita con autobotte da 4mila litri. Peccato che per ottenerla, nonostante non vi sia alcuna seria informazione su tale disponibilità, occorra prenotarsi presso il Comune per avere una sola fornitura ogni una o due settimane. Si consideri che il consumo medio pro capite per usi domestici è di circa 200/250 litri al giorno che d’estate, com’è ovvio, raggiunge i 400 litri a persona. Se ne deduce che la fornitura gratuita copre un fabbisogno pari a poco più di tre giorni. L’acqua, dunque, non è per niente gratuita.
A San Vito Lo Capo esiste una fortissima lobby della fornitura di acqua mediante autobotti private che l’erogazione di un paio di ore di acqua a settimana rende indispensabile. Si tratta di un servizio “assicurato” dalla gente del luogo, compresi alcuni cittadini con incarichi pubblici. Un’autobotte da 3mila litri costa una media di 15 euro per la consegna. Una di 7mila litri non meno di 35 euro. Quanto durino ormai potete fare il conto da soli. Forse si comprende come mai non si registri adeguata  solerzia nel sollecitare un servizio di fornitura idrica da paese civile, preferendo standard rintracciabili nelle zone più arse della regione sahariana. E nessuno all’ARS chiede mai un chiarimento, neanche i deputati di area trapanese che magari proprio a San Vito hanno la casa o forse qualcos’altro. Chissà come mai…
Intanto la piccola cittadina, famosa per il suo bel mare, è diventata la giungla delle autoclavi. Alla faccia di tutti i divieti, la cittadina pullula di motorini illegali che aspirano acqua con la ferocia dei sopravvissuti, in una gara al motore sempre più potente per sottrarre più acqua possibile nel breve tempo assegnato a discapito del vicino meno attrezzato. Naturalmente la fanno da padroni i titolari di strutture ricettive che montano autentiche ferrari idrovore. Ma non tutti, ché anche in questo caso ci sono figli e figliastri. Così è facile che accada che il piano di distribuzione quindicinale di sole quattro ore d’acqua, casualmente resti aperto a favore di certe zone e invece salti il turno in altre. E naturalmente nessuno controlla questi rumorosi apparecchi che anche un cieco scoverebbe con facilità. Chissà come mai…
Naturalmente il Comune di San Vito Lo Capo non esita a far pagare le tasse, comprensive di quei servizi che solo per sadismo il legislatore ha voluto definire Tassa sui Servizi Indivisibili (TASI) ben sapendo che per i contribuenti sarebbe stata l’ennesima Tassa sui Servizi Invisibili.
su www.loraquotidiano.it, 9 febbraio 2015

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