Quando un/a cretina/o era un/a cretino/a

Ed Elohim creò l’Uomo a sua immagine: ad immagine di Elohim lo creò: maschio e femmina li creò (Genesi, 1, 27).

In origine, dunque, non era più che un dato di natura la differenza maschio-femmina. Quando questa differenza si è fatta cultura, ha invece dato vita a una infinita varietà di stupidaggini. Il “politically correct” è la lingua ufficiale della imbecillità diffusa.

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El otro Covid – L’altro Covid

(testo in spagnolo e italiano)

La pandemia ha estado alimentando el imaginario colectivo durante más de un año e influyendo en el tejido relacional a nivel mundial. Esto ya ha provocado la modificación de comportamientos generalizados con consecuencias relativas sobre las formas sociales que definen nuestra calidad de vida.

El martilleo cotidiano, intenso, compulsivo, detallado y superficial, profundo e inexacto, contradictorio e imponente, también ha provocado efectos devastadores en ese espacio cada vez más oculto que son nuestra conciencia y nuestro inconsciente. Leggi tutto “El otro Covid – L’altro Covid”

Pandemia: il più grande fenomeno (non) controllato di Bias confermativo

Sappiamo tutti cosa sia concretamente una pandemia. Lo abbiamo imparato nel 2020 per ragioni di forza maggiore che ci hanno costretto ad uscire da una nozione teorica per sperimentare sulle nostre vite cosa significhi condividere a livello mondiale un problema epidemico.

Quello che non sappiamo ancora è cosa in realtà sta succedendo alla società della globalizzazione. Fino ad oggi, con questo termine abbiamo inteso fenomeni legati al commercio e alla finanza. La classifica annuale dei tycoon passata dai media di tutto il pianeta è un elemento rappresentativo e simbolico di questa concezione. Non era ancora accaduto che la società globale, intesa come massa di miliardi di persone in carne ossa e vita, sperimentasse su se stessa il contenuto di questo epocale cambiamento. La possibilità di viaggiare con RyanAir a costi accessibili per tutti, di acquistare on line un tavolo per la cucina fatto a Singapore e spedito con Amazon e altre divertenti cose simili ci restituivano una immagine simpatica e desiderabile della globalizzazione. Altra cosa è stata la sofferenza derivante dalle misure restrittive della libertà personale imposte da protocolli di salute pubblica che i vari paesi del mondo hanno assunto quasi unanimemente. Leggi tutto “Pandemia: il più grande fenomeno (non) controllato di Bias confermativo”

Educazione e futuro. Ma quale?

Ci siamo. Ecco la nuova squadra di governo. Venticinque tra uomini e donne, con un rapporto di diciassette a otto che sembra una realistica rappresentazione del diverso grado di interesse alla politica dei due universi, se proprio si deve farne una questione di genere.

Dieci componenti sono in quota “tecnici”, ovvero coloro ai quali è demandato il compito di salvare il Paese che però è dagli anni Settanta del secolo scorso che deve sempre essere salvato (cfr. mio articolo precedente). Quindici sono la garanzia che si tratta di un governo politico nel senso delle chiacchiere con cui in Italia si gioca a far finta di ricercare il bene del paese. Quattro ai cinque stelle perché mantengano il primato conseguito alle elezioni a cui ci stiamo disabituando come alla libertà a causa del Covid; tre a Forza Italia, tre alla Lega, tre al PD perché possa esserci il maggior consenso possibile nell’arena di Montecitorio; uno a LEU perché aveva posto un veto alla Lega ma poi ha detto che no e poi… nessuno sa perché insomma. Leggi tutto “Educazione e futuro. Ma quale?”

Boom Italia

Sono nato nel 1962 . Gli anni del Boom economico italiano. Ma questo l’ho appreso dai libri di storia. A quel tempo ero troppo piccolo per avere memoria di questa età felice del nostro Paese. I primi ricordi che ho della situazione sociale e politica italiana risalgono agli anni Settanta, quelli della crisi petrolifera e delle sue ripercussioni per un intero decennio e in tutto il mondo. Il ricordo delle domeniche in bicicletta a causa dell’austerity, non basta a salvare il decennio che precipitò il Paese negli orrori di una contestazione sociale che ha condizionato il nostro futuro politico, sociale e culturale. Leggi tutto “Boom Italia”

Solitudine dei numeri primi: Sam Bartram e Hiroo Onoda

“Era il 25 dicembre 1937 e a Stamford Bridge si affrontavano Chelsea e Charlton Athletic. Al 55′, sul punteggio di 1-1, l’arbitro e i capitani decisero per la sospensione della gara ma l’estremo difensore – e in seguito leggenda – degli Addicks non se ne accorse e rimase in campo per mezz’ora in uno stadio ormai vuoto. Lo ritrovò un poliziotto a cui spiegò: “Pensavo stessimo attaccando da un po’”. (https://www.ilmemoriale.it/sport-spettacolo/2018/10/18/la-storia-di-sam-bartram-il-portiere-perso-nella-nebbia.html). Leggi tutto “Solitudine dei numeri primi: Sam Bartram e Hiroo Onoda”

Perché essere orgogliosi dell’omosessualità?

30 giugno 2019

Quando si parla di omosessualità, molto spesso si associa un concetto, un valore che presumibilmente dovrebbe essere espresso dalla parola “orgoglio”. I giornalisti, che per natura sono dipendenti dalle scorciatoie espressive e dunque sempre inclini all’uso di etichette e luoghi comuni, corroborano tale associazione al punto che statisticamente omosessualità e orgoglio sono connessi come Murano e Burano, muschi e licheni, Inter e Milan e così via. Ma resta la domanda, mai banale, perché l’omosessualità necessita di orgoglio? Che relazione esiste tra i due termini? Che funzione svolge sul piano sociale e comunicativo? E, infine, siamo sicuri che questa associazione faccia del bene agli obiettivi socio-culturali di un movimento che sostanzialmente dovrebbe essere di rivendicazione di pari diritti e dignità? (e qui uso temporaneamente il termine “dignità”, a mia volta per esigenze di immediatezza esplicativa). Leggi tutto “Perché essere orgogliosi dell’omosessualità?”

Dentro la scuola italiana: le sue ombre svelate da un preside coraggioso

intervista di Fabio Macaluso sul blog “Impronte digitali”, L’ESPRESSO del 5 ottobre 2018 http://improntedigitali.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/10/05/dentro-la-scuola-italiana-le-sue-ombre-svelate-da-un-preside-coraggioso/

Giampiero Finocchiaro è un protagonista della scuola italiana che si inserisce a pieno titolo nel solco degli educatori che aprono nuove strade.

Filosofo e antropologo, è stato docente e dirigente scolastico. Per scelta ha diretto per un periodo durato più di un decennio una scuola di frontiera nella disagiata periferia ovest di Palermo, realizzandovi, aderendo a una realtà difficile, un progetto educativo innovativo.

Oggi dirige l’Ufficio scolastico del Consolato generale d’Italia di Buenos Aires.

Finocchiaro ha pubblicato diversi volumi di narrativa e teatro e un insieme di saggi dedicati al mondo scolastico.

In coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico e in seguito alla lettura del suo ultimo testo “La scuola di chi” è nata questa conversazione, che ha natura disvelatrice su una delle realtà più complesse e “fatiscenti” del nostro sistema politico e sociale.

Professor Finocchiaro si parla tantissimo di scuola, ma sfugge esattamente cosa facciano e in quale quadro operino gli operatori dell’istruzione e come vengano “serviti” gli alunni. Può brevemente descrivere un ambiente scolastico ordinario?

Le scuole sono ambienti di lavoro paradossali. Vi vige una rigorosa procedura di programmazione eppure si vive sempre in emergenza. Il male assoluto è la falsa autonomia che non fornisce gli strumenti necessari. In termini generali, le strutture edilizie patiscono i conflitti gestionali tra Comuni e Presidi, le strumentazioni soffrono l’impossibilità di provvedere alla manutenzione, la vita scolastica patisce lo scarso valore sociale della figura docente e l’aggressività genitoriale, il progetto formativo riflette l’incompatibilità con la vecchia struttura del percorso in tre gradi e, alla tirata dei conti, gli alunni subiscono la scuola tout court. In questo quadro generale e disarmante, chissà per quale miracolo, esistono realtà stupefacenti, ma sempre frutto di dedizione e sacrificio il cui merito è di singole eroiche persone.

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Tra Heidegger e il Covid 19

Il tempo che stiamo vivendo, viene definito da tutti come un tempo “sospeso”. Questa sensazione generale, quasi unanimemente condivisa, pone delle domande, su cosa significhi “sospeso” e, appesa alla precedente, per quanto tempo durerà questo tempo. Il nostro “essere”, cioè, vive una diversa dimensione temporale, una dimensione nella quale il tempo non è più solo una coordinata spaziale, correlata con la dimensione fisica dello spazio, ma diviene dimensione ontologica in cui ciascuno esplora uno spazio dimenticato o che ci si è abituati a ritenere residuale: la nostra interiorità. Leggi tutto “Tra Heidegger e il Covid 19”