La calunnia sui DS: quel fatto quotidiano…

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Da Dirigente scolastico mi capita spesso di lamentarmi insieme ai colleghi del poco credito che ci viene riconosciuto in società, nonostante il nostro duro e malpagato lavoro. Non se la passano meglio altre categorie, i politici anzitutto ma anche i giornalisti, compresi quelli che semel in anno… si occupano di scuola. Ve ne sono alcuni, per esempio, che invece di compiere uno sforzo di documentazione, come richiederebbe il lavoro di chi informa i lettori, scelgono la strada facile facile del pettegolezzo. Si prende una notiziola, la si usa come exemplum e si trascina una categoria di migliaia di persone nel baratro del pubblico ludibrio. Giornalmente assistiamo a situazioni in cui l’incapacità di leggere nel contesto i fatti di cui si discute – o, peggio, la disonestà finalizzata a perseguire interessi sotterranei – creano casi giornalistici sfarzosamente incardinati su un vuoto, che generalmente è un vuoto di pensiero del giornalista di turno. Di solito la risposta rassegnata è che i giornalisti farebbero qualunque cosa pur di vendere qualche copia. Si sa, infatti, che in Italia i giornali sono in crisi da tempo, non si vendono, non si leggono. E la colpa, secondo tanti di loro, sarebbe sempre della scuola che non fa bene il suo lavoro o del Governo che non sostiene abbastanza l’editoria (espressione che però da intendersi come sinonimo di: finanziamento).  Leggi tutto “La calunnia sui DS: quel fatto quotidiano…”

POGROM (mattanza) – lo spettacolo serale

Un filo rosso corre dallo sterminio nazista allo stragismo mafioso, passando per il presidio di identità di Sé e rispetto dell’Altro che silenziosamente, tenacemente tengono i libri di una biblioteca in procinto di smantellamento…

In scena al Teatro Crystal, Palermo. Autore e regista Giampiero Finocchiaro.

Progetto musicale del compositore Maurizio Bignone.

Regia immagini Marco Candela.

Foto di scena di Turi Angilella.

  

POGROM (mattanza)

Tutto esaurito per lo spettacolo mattutino di POGROM (mattanza). Il testo tende un filo rosso tra lo sterminio nazista e lo stragismo mafioso, epifanie tutte del Male, echi di un dolore che ci unisce tutti e che ci chiama a fare presidio di legalità e rispetto. Ne sono memoria tangibile i libri, irrinunciabile patrimonio che la tecnologia non può rendere obsoleto.

Oggi, 10 febbraio, in memoria delle vittime delle Foibe.

Testo e regia di Giampiero Finocchiaro, progetto musicale di Maurizio Bignone, regia video di Marco Candela.

Io sono mio figlio

Credo che la felicità sia sopravvalutata. Mi spiego. La ricerca della felicità è sacrosanta, ognuno deve tentare la propria strada per inseguirla, raggiungere, il più possibile. La sopravvalutazione di cui parlo è nella stima che ciascuno conferisce alla felicità stessa. Si eredita in generale un’idea smodata di felicità, nel senso che la si ritiene una condizione di estasi, sublime al punto da cancellare ogni dolore, ogni stanchezza, ogni amarezza. Non ci credo. La felicità mi pare altro che questo ingombro che la cultura deposita nel nostro inconscio. Leggi tutto “Io sono mio figlio”

Di Elettra e dell’equilibrio mancato

Non so cosa abbiano visto in occasione dell’inaugurazione della nuova stagione delle rappresentazioni classiche del tetro gracido Siracusa. L’Elettra che rovisto io il 6 giugno, di sicuro lascia perplessi. Sembra inizialmente imponente la scenografia di Alessandro Camera, ma le scelte registiche la rendono in sostanza un cumulo pietroso estraneo alla scena, se non per il ruolo, forse, di simbolico senso di colpa che sovrasta la dimora degli Atridi. Via via che entrano gli attori si apprezzano i costumi di Andrea Viotti che tuttavia non possiedono il merito di restare incisi nella memoria per l’originalità e la “giustezza” rispetto alla scelta teatrale.

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La danza delle banalità

Ieri ho visto 5 minuti di Italia Xfactor. Il tempo di vedere due ragazzetti che con assoluta banalità presentavano il loro “linguaggio del corpo”. Quindi 100 secondi di balletto seduti a terra, come le veline più o meno. Onestamente gradevole, ma esageratamente semplice, anzi, direi sempliciotto. Nessun passaggio acrobatico, nessuna estensione corporea impegnativa, nessuna plasticità in mostra, solo sfioramenti e abbracci, carezze sul torso nudo di entrambi e sguardi languidi. Unico messaggio, il loro amore omosessuale. Fatalmente dichiarato in questa occasione, ignari padri compresi.
 

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Il terrorismo e l’arte della guerra di Sun Tzu

C’è qualcosa che non mi convince in questo continuo richiamo a non rinunciare al nostro stile di vita che suona come un mantra infinite volte ripetuto e sempre incompreso. In questi giorni di profonda tristezza per la tragica morte di “alcuni di noi”, come forse dovremmo dire con onestà e senza infingimenti pseudosociologici, in questi tempi così inediti da disorientare tanto le oligarchie politiche quanto le masse ammansite da un liberismo sinonimo di affarismo senza regole, dovremmo porcela questa domanda. Se solo residuassero teste pensanti adatte a valutare con senso critico. 

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Per un Requiem in parola dei caduti del terrorismo

Dal Genesi 1, 26: “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza».
Che ce ne può venire in questi amari tempi di dolore? Molto si è discusso circa l’uso del plurale in questa frase. A mio parere, il Signore volle semplicemente tenere insieme, nel medesimo soggetto, Sè e l’Uomo futuro, che di generazione in generazione si sarebbe passato il compito, primariamente Suo, di dare vita all’uomo. L’Uomo, dunque, continuatore dell’opera divina. La medesima “immagine e somiglianza” riguarda cioè Dio e l’Uomo, non ogni uomo.
Infatti al genere umano appartengono anche coloro che tra delirio, viltà e miseria seminano dolore. Allucinante cronaca di questi tristi giorni. Stiano però certi, tutti costoro, che qualunque sia il nome che danno al loro Dio, Questi tornerà per condannarli e inchiodarli alla giusta punizione.

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Due o tre cose che so sul Bene e sul Male

Ci si ripete, come un mantra, che il Bene vince sempre. Ragioniamo. Il Male colpisce in due modi: per impeto e per ripetizione.
La prima modalità è quella più appariscente, violenta, tragica. Il Male si presenta sotto forma di morte per cause che sempre generano un senso di orrore e una correlativa sete di giustizia. Il primo, l’orrore, resta compagno per la vita dei sopravvissuti, la seconda. la sete di giustizia, talvolta viene soddisfatta, ma in generale per meccanismi del tutto indipendenti da una reale ricerca della giustizia, piuttosto si tratta di compromessi tra interessi differenti e quello della vittima è di solito minoritario. Ma questa forma del Male, in qualche modo mantiene un’idea circa l’esistenza del Bene, seppure sopraffatto, sovvertito, tradito, ma pur sempre esistente. L’idea del Bene resiste al Male per impeto, nonostante reciti la parte dello sconfitto. Leggi tutto “Due o tre cose che so sul Bene e sul Male”