Due o tre cose che so sul Bene e sul Male

Ci si ripete, come un mantra, che il Bene vince sempre. Ragioniamo. Il Male colpisce in due modi: per impeto e per ripetizione.
La prima modalità è quella più appariscente, violenta, tragica. Il Male si presenta sotto forma di morte per cause che sempre generano un senso di orrore e una correlativa sete di giustizia. Il primo, l’orrore, resta compagno per la vita dei sopravvissuti, la seconda. la sete di giustizia, talvolta viene soddisfatta, ma in generale per meccanismi del tutto indipendenti da una reale ricerca della giustizia, piuttosto si tratta di compromessi tra interessi differenti e quello della vittima è di solito minoritario. Ma questa forma del Male, in qualche modo mantiene un’idea circa l’esistenza del Bene, seppure sopraffatto, sovvertito, tradito, ma pur sempre esistente. L’idea del Bene resiste al Male per impeto, nonostante reciti la parte dello sconfitto.
La seconda modalità è quella più diffusa, costante nel tempo e onnipresente nello spazio. Il Male fa capolino, spinge, si attesta da qualche parte e inizia il suo presidio. Il Bene qui fa la voce grossa, alza i toni, denuncia pubblicamente e ottiene spazio per la sua performance. Il Male fa un passo indietro, subisce e rientra nei ranghi, paziente, coltivando un silenzio che spenga l’eco della presenza in scena del Bene. Poi, infatti, tutto tace. Il Male riprende posizione. Il Bene torna a tuonare ma questa volta la sua apparizione viene accolta come una ripetizione, dunque di minore intensità, già si sa. Così il Male, ancora si impegna perché torni il silenzio ma, questa volta, senza arretrare, mantenendo la posizione. Inevitabilmente il Bene torna alla carica, si lamenta e chiama altre forze a raccolta. La sua voce, però, non ha più eco; è un intervento secco, accolto per dovere e senza entusiasmo, la sua ripetizione comincia a stancare. E questa dinamica dell’apparire e dello sparire, dell’urlo che squarcia la coscienza civile e del silenzio che sempre torna ad avvolgere ogni cosa, si protrae ancora ed ancora. Fino a quando le posizioni si rovesciano del tutto. Il Male ormai è dilagato, saldamente ancorato alle sue posizioni. Il Bene grida a voce alta ma un coro di fastidio ed insofferenza lo disinnesca fin dal suo primo momento, la situazione è vecchia, già nota, non se ne può più di sentire sempre la solita solfa. Il Bene allora si accascia, perde spunto e motivazione, si stanca pur esso e si acquieta, cerca un angolo dove riposare, sparire per un po’, riprendere le forze, curare il proprio interesse individuale alla faccia del mondo che è sordo ed incline più a diventare partecipe del Male che a sacrificarsi per il Bene.
Gli esempi sono nella vita di tutti i giorni. Chiunque denunci l’illegalità, la corruzione, l’affarismo, l’individualismo cieco, attraversa questo calvario. Lo scandalo iniziale che pone il Bene sul piedistallo della Ragione, lascia il posto all’assuefazione che demolisce il piedistallo e precipita il Bene per terra, coprendolo subito dopo con la polvere della calunnia e l’immondizia delle dicerie. Il Male, coadiuvato dalla Superficialità, si fa largo, trascina i resti del Bene in un angolo e prende posizione in bella vista, centrale, davanti allo sguardo di tutti e diventa protagonista del nuovo volto sociale. Mentre ancora qualcuno urla le sue ragioni, qualcun altro sfoga l’amarezza per la Giustizia perduta e tanti altri piegano la testa, anche loro vinti. Come tutti.

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