Il morbido e il duro. Viva Palermo e Santa Rosalia

Bella Palermo, che ha saputo regalare un’emozione così intensa a tutti, cittadini, turisti e ospiti d’onore in occasione della sfilata di D&G. Mi aveva piacevolmente sorpreso vedere piazza Pretoria addobbata per l’evento ma soprattutto mi ha stupito osservare come questa piazza sembri essere nata per le sfilate di moda con le sue belle statue nude, seppure portino addosso i segni dell’inciviltà e della barbarie di cui sono capaci i popoli ignoranti (teste e arti mozzati, pezzi perduti per sempre).

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A cosa serve il dolore

Se si chiede cosa sia il dolore, la risposta più frequente fa ricorso ad una metafora: è una ferita. Concordo e, credo, concordiamo tutti. Quella meravigliosa testa pensante che è stata Oriana Fallaci, in uno dei suoi indimenticabili testi scriveva: “il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare” (Insciallah, 1990).

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Dopo il gender: la scuola insegnerà la corruzione

Non mi piace la deferenza. È indice di mediocrità per chi la soffre, è segno di stupidità per chi ne gode. Chi studia e costruisce una mente capace di senso critico non prova mai deferenza, bastano il rispetto profondo per l’altro e l’ammirazione sincera per i migliori.

Dovrebbe essere la scuola a insegnarlo. A noi lo ha imposto la corruzione.

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Io sto con Orlando. Una petizione

Leggevo un articolo su The Guardian. L’argomento è il nostro sindaco che, riferisce l’autore, “is fighting for migrants to freely enter EU states”.

Penso che sulle prime tutti, o moltissimi, si irrigidiscano al solo pensiero di una free entrance diffusa per queste centinaia di migliaia di migranti. Li vediamo giornalmente in versione “brutti, sporchi e cattivi”, grazie all’impazienza con cui i media e le istituzioni si affrettano a divulgarne la triste storia di approdo nelle nostre coste. Né contribuisce la maniera goffa, fanfarona e spesso, ahimè, gravata della presenza di avidi impostori e vili conniventi con cui successivamente gestiamo la presenza di questo popolo di derelitti. Cosa di non poco conto perché finisce col coprire anche le esperienze di solidarietà che, a macchia di leopardo, tanti nostri concittadini coinvolti mettono in campo con la loro presenza fisica e il loro aiuto concreto.

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Santuzza bedda pènsaci tu…

Torna sempre il tempo delle elezioni… persino da lontano se ne ode l’eco. Facebook rimbalza toni aspri e melliflui, opinioni di chi si sente ancora in grado di votare con sicurezza, chi si ritiene offeso, chi loda la democrazia rappresentativa e chi rappresenta lo sfacelo della sua natura. Niente è più indicativo di un paese del clima in cui avvengono le sue elezioni. Da noi, ovunque, regna sovrana la confusione.  A me, giusto per non avvilirmi più di tanto, è tornata in mente una lettera che scrissi tempo fa su un blog cittadino chiedendo l’intercessione della sola presenza costante e animata di buone intenzione che Palermo, una città che non si è fatto mancare nemmeno i sindaci mafiosi, abbia mai avuto: la Santuzza Bedda.

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Vino rosso contro l’Alzheimer

C’è da riflettere. Un gruppo di ricerca italiano ha scoperto dove risiede l’origine di uno dei mali che più fa paura: l’Alzheimer. Una malattia che comporta una odiosa frammentazione, un penoso smarrimento dell’identità che colpisce tanti anziani (prima o poi tutti diventiamo anziani). Improvvisamente comincia uno scivolamento della coscienza che sempre più si allontana dal sé e dagli altri per rifugiarsi in un limbo acquoso che aritmicamente cambia confini ed approdi, sempre precari e temporanei. Una patologica palingenesi all’incontrario che approda ad una nebulosa entropica in cui niente ha più un posto assegnato ed ogni riferimento svanisce.

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Per un aiuto ai giudici

Ho provato ad adoperare i consigli del Santo Padre che recentemente ha scritto un documento con cui esorta chi fa informazione a dare le notizie sforzandosi di sottolineare il Bene. Un modo per togliere centralità al Male che in quest’epoca e in luoghi confusi come l’Italia, ha troppo spesso il monopolio della cronaca quotidiana. Ma se provo, non ci riesco. La sequenza di azioni violente di ogni tipo è disarmante. Mi chiedo se riusciamo più a vederci come ci percepiscono gli altri che, stando fuori, non restano indifferenti e certamente non smettono di giudicarci. 

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La solitudine dei prof nelle scuole “difficili”

La solitudine dei prof nelle scuole “difficili”. L’articolo integrale su Repubblica Palermo 4-3-2017

Chi, in questa città oberata di periferie abbandonate, può dirsi stupito del blitz delle Forze dell’Ordine nel ghetto dello ZEN? E chi se la sente di mostrarsi inorridito per le dichiarazioni di una donna: “Gli sbirri hanno portato via il padre a mio figlio” (Repubblica del 2-3/2017).  Leggi tutto “La solitudine dei prof nelle scuole “difficili””

GILDA e la violenza subliminale

Qualcosa non mi ha mai convinto nel mondo della scuola. Un mondo pieno di luoghi comuni e interessi sotterranei. Il solo luogo comune che mi sembra abbia diritto di cittadinanza, parlando dei servitori dello Stato che con varie funzioni lavorano nella scuola, è quello che recita: siamo tutti nella stessa barca. Evidentemente qualcuno lucra attraverso azioni costanti ed opache, ma sempre travestite di rivendicazionismo, sulle innumerevoli iniziative ed interventi guidati però dal principio: divide et impera.

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Quando si dormiva “a testa e piedi”

C’è un ricordo della mia infanzia che ogni tanto mi torna in mente. Mio padre dirigeva a Ragusa la scuola professionale agraria della Regione Sicilia. In famiglia eravamo in tutto cinque allora, l’altra sorella sarebbe venuta una decina d’anni più tardi, quando quella pagina di eccellenza dell’Amministrazione regionale si era già chiusa in nome di una confusione che via via avrebbe smontato tutto ciò che funzionava per sostituirlo con carrozzoni elettorali di efficienza vagamente terzomondista.  Leggi tutto “Quando si dormiva “a testa e piedi””