Non mi piace la deferenza. È indice di mediocrità per chi la soffre, è segno di stupidità per chi ne gode. Chi studia e costruisce una mente capace di senso critico non prova mai deferenza, bastano il rispetto profondo per l’altro e l’ammirazione sincera per i migliori.
Dovrebbe essere la scuola a insegnarlo. A noi lo ha imposto la corruzione.
Spiego: Sulla scuola tutti mettono mano, persino i non laureati in posizione di potere che in pubblico azzardano riferimenti storici mettendo insieme personaggi di epoche diverse ma senza il brio di quella bella trasmissione di Radio RAI degli anni Settanta che ci faceva sorridere e pensare con le Interviste impossibili. Chiunque arrivi, per chissà quali motivi e strade e mezzi a “comandare” sulla scuola, ci vuole mettere la firma della propria ignoranza, della propria frettolosa superbia, della propria ingorda prepotenza. Questo – con poche eccezioni tutte disinnescate da oscure e sotterranee trame di delegittimazione e ostruzionismo – accade dal 1977, ininterrottamente. I famosi Decreti delegati sono il primo esempio di bestiario istituzionale. Da lì, è invece iniziata una stagione di consociativismo che della scuola ha fatto deserto per la pratica di politiche del lavoro, azzerando, vanificando, svuotando ogni retorico richiamo alla centralità degli alunni. Qualcuno può stupirsi se, da allora a oggi, come sottolineato da ogni pensatore che si rispetti, si è definito “morto il senso critico”?
Le lamentele che da ogni parte si alzano sul governo, sulla crisi, sui tempi che corrono, sulle condizioni del paese; le lamentele sulla scuola che non funziona, che è inefficiente e inefficace, che non conta niente, che ha lavoratori mal considerati, mal pagati, mal vissuti; le statistiche sulle prestazioni scolastiche, sulle numerose bocciature dei candidati al concorso di magistratura, dei candidati alla docenza nelle scuole; tutte queste cose messe insieme, non ci dicono che siamo diventati un paese ignorante e incapace di pensare con accuratezza? E potevo cavarmela con una battuta riferendomi alla costante incapacità del paese di scegliere governanti adeguati… d’altra parte non si dice che ogni paese ha il Parlamento che si merita?
Così, la scuola ha fallito il suo compito: preparare le giovani generazioni a pensare, a pensare in autonomia, a pensare criticamente, a pensare con buon senso, a pensare con la consapevolezza che il bene comune viene prima di quello individuale, a pensare onestamente. La scuola, ovviamente, con la pressione di una cornice politico-istituzionale goffa, grassa, avida, furba, complice, inetta, furfante, ladrona, irresponsabile, vile, bugiarda, cialtrona, cafona… Se la scuola, cioè lo Stato, non avesse fallito, oggi avremmo adulti capaci di discernere il bene dal male e dunque capaci di condannare gli orrori della corruzione, capaci di votare parlamentari di spessore e senza provare stupidi sentimenti di deferenza che rendono le masse subalterne e fanno delle oligarchie di governo una classe egemone anche se non ne possiede qualità e meriti. Esattamente la stessa dinamica del caso della mafia dove spesso è la vigliaccheria dei subalterni a cucire il mito del “capo dei capi” addosso a personaggi aberranti per le condizioni di pensiero primitivo che esprimono e che proprio per ciò in altri contesti verrebbero ridicolizzati o semplicemente espulsi, marginalizzati.
E siamo arrivati al vantaggio della corruzione. La sua deplorevole diffusione ha da sola raggiunto l’obiettivo di liberare la gente comune di quell’incivile, imbarazzante sentimento di deferenza che istintivamente si prova per le persone di potere (a cui chiedere raccomandazioni…). A dispetto della loro banale mediocrità, della loro dispendiosa inettitudine, politici, sindacalisti di vertice, dirigenti e funzionari strategici, hanno tutti la stessa obesa percezione di sé costruita per auto asservimento di tanta gente comune che dalla scuola non ha ricevuto gli stimoli necessari per diventare pensante. Così si deve dire: grazieadio, perché la corruzione, col suo corredo di scandali mediatici, con l’eco delle inchieste giudiziarie che pur qualcosina muovono, ha provocato un sentimento di danno (economico, ché l’etica è per menti pensanti…) che ha infine fratturato, sminuzzato, polverizzato l’atteggiamento diffuso di deferenza nei confronti dei potenti. La gente di ogni livello sociale, ormai, ha un’opinione talmente profana degli uomini in posizione di potere, che costoro, nella migliore delle ipotesi, nelle loro uscite pubbliche sempre più blindate si augurano di ricevere solo una sonora pernacchia alla maniera del Totò nazionale.
A questo punto, in questo paese di paradossi, contraddizioni, ingiustizie, clamorose imbecillità come l’ansia di suggerire alla scuola sempre any gender… of topics, perché non darle il compito – riducendo la filiera istituzionale… – di insegnare la corruzione? In fondo prepareremmo meglio i nostri inebetiti giovani per il mondo che li aspetta, quello che con la nostra colpevole stupidità abbiamo messo su nel più disastroso mezzo secolo della storia d’Italia. 1)
1) Nota esplicativa per quelli che ne hanno bisogno: la storia di Italia qui si intende dai Moti risorgimentali culminati nel ’48, scusate 1848, e approdati all’Unità, fino al periodo attuale che sarebbe il secolo XXI (si legga 21esimo). Quindi Napoleone non c’entra.