La calunnia sui DS: quel fatto quotidiano…

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Da Dirigente scolastico mi capita spesso di lamentarmi insieme ai colleghi del poco credito che ci viene riconosciuto in società, nonostante il nostro duro e malpagato lavoro. Non se la passano meglio altre categorie, i politici anzitutto ma anche i giornalisti, compresi quelli che semel in anno… si occupano di scuola. Ve ne sono alcuni, per esempio, che invece di compiere uno sforzo di documentazione, come richiederebbe il lavoro di chi informa i lettori, scelgono la strada facile facile del pettegolezzo. Si prende una notiziola, la si usa come exemplum e si trascina una categoria di migliaia di persone nel baratro del pubblico ludibrio. Giornalmente assistiamo a situazioni in cui l’incapacità di leggere nel contesto i fatti di cui si discute – o, peggio, la disonestà finalizzata a perseguire interessi sotterranei – creano casi giornalistici sfarzosamente incardinati su un vuoto, che generalmente è un vuoto di pensiero del giornalista di turno. Di solito la risposta rassegnata è che i giornalisti farebbero qualunque cosa pur di vendere qualche copia. Si sa, infatti, che in Italia i giornali sono in crisi da tempo, non si vendono, non si leggono. E la colpa, secondo tanti di loro, sarebbe sempre della scuola che non fa bene il suo lavoro o del Governo che non sostiene abbastanza l’editoria (espressione che però da intendersi come sinonimo di: finanziamento).  Leggi tutto “La calunnia sui DS: quel fatto quotidiano…”

I dirigenti invisibili

C’era una volta il Preside. Poi vennero i Dirigenti scolastici. In Italia accade spesso che si cambino nomi, sigle, titoli. E cosa in realtà accada, dietro i nomi nuovi, le sigle reinventate, i titoli rinnovati, è noto dai tempi di Tomasi di Lampedusa… e forse accadeva da prima.

Per fortuna c’è qualcosa che dà continuità a queste figure del mondo della scuola: erano sconosciuti prima e lo sono rimasti dopo. Il Governo non ha mai saputo chi fossero, nel senso che non hanno mai saputo rispondersi alla domanda preliminare di ogni riforma o riformetta, su chi deve essere e che ruolo deve avere il Preside/Dirigente scolastico Leggi tutto “I dirigenti invisibili”

Cosa ci Insegna la morte

L’episodio di Vasto dovrebbe far riflettere. Un giovane, Di Lello, perde la moglie per colpa di un pirata della strada, D’Elisa. Il dolore lo acceca. Non si accorge che si tratta di un altro ragazzo che, pur colpevole di una leggerezza fatale, si sente condannato ad una vita di rimorsi. Tutto intorno tace. La Legge fa il suo corso, chi lo trova lento, chi lo trova efficiente. Gli amici, dell’uno e dell’altro, alzano barriere di odio e indifferenza, amplificando il dolore inconsolabile di Di Lello, rendendo impossibile la conversione di D’Elisa. I due unici veri protagonisti, infatti, non si parlano. Si fronteggiano piuttosto. E la baldanza dell’uno, rinfocolata dal dolore che si trasforma in rabbia, diventa irruenza omicida, sfogo incontrollabile e colpa, anch’essa eterna come la scomparsa della prima vittima di questa tragedia, Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello e vittima di D’Elisa. Il cerchio si chiude, ora D’Elisa è a sua volta vittima di Di Lello, rimasto unico sopravvissuto ma anche unico sofferente costretto a espiare per sempre il frutto di una solitudine di cui siamo colpevoli un po’ tutti.

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Da Sapiens a Inhumanum: perché non possiamo più dirci umani

Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli sono, tecnicamente, gli ultimi due esemplari di Homo Sapiens.  Non in tutto il mondo, per fortuna. Non ancora. Ma lo sono – lo erano – nella loro famiglia. Il figlio (di lei) e figliastro (di lui) si è posto ad un altro livello della scala evolutiva. È andato “oltre”, in un altrove che il termine evoluzione non deve fare intendere come “più alto” o “migliore”, ma semplicemente “altro”. Leggi tutto “Da Sapiens a Inhumanum: perché non possiamo più dirci umani”

Corsi di formazione in tecnica del furto

In Italia si ruba. La dico come semplice constatazione di fatto. La rilevo come dato culturale, così se ne possono trarre conseguenze che acquistano una certa logicità. Sarà che abbiamo una densità criminale elevata e in costante crescita – come dato in netta contro tendenza rispetto a tutti quelli che indicano crisi… – e che siamo impegnati in “ben altre” illecite attività da contrastare, ma resta difficile comprendere perché nel nostro paese debba essere tollerato ogni reato di furto. Più di un perdonismo docile ed ebete, cartina di tornasole di una imbecillità codarda diffusasi in sostituzione del senso critico, mi pare sintomo di una deriva che parte dall’alto. Ok, battuta facile, lo so, con la solita allusione alla politica e a tutti i mangiafranchi che da quella ricevono foraggio o alibi per foraggiarsi da sé. Ma la direzione, un Paese la riceve dalla sua guida e se al comando si accettano deroghe, va da sé che a cascata tutti gli altri derogano. E siamo alla doppia morale di cui parlava Falcone.

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Perché sono giovani, bravi non importa…

Oggi incontro Silvia, una ragazza brava e intelligente, preparata e scrupolosa, una di quelle che è un piacere sapere che esistono. Ingegnere. Poco tempo fa ha lasciato un bel lavoro presso una ditta vinicola siciliana, una famosa. Faceva un lavoro molto specializzato, ma la pagavano poco perché è giovane (che pesa di più dell’essere bravi), la trattenevano sempre per un tempo maggiore del dovuto perché è giovane (che pesa di più dell’essere bravi).

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Il mood della cronaca nera e l’addestramento dei giovani

Vi assicuro che non è normale, che noi italiani non siamo normali. Potete fare anche voi la prova.  A me capita spesso e la sensazione è di autentico scandalo. Provate a passare qualche giorno all’estero, dove non dovrete seguire le notizie della cronaca di casa, anzi state proprio lontani dalle news, anche quelle in inglese che si trovano in tutto il mondo e qualcosa dall’Italia la riportano sempre. Potete invece seguire il TG locale, quello del paese in cui vi trovate, se la lingua vi soccorre. E poi, infine, rientrate in Italia, accendete la tele e ascoltate il TG.

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Italia come Citrullandia

Fiamma Nirenstein, ex parlamentare di Forza Italia, non proprio una ragazza con i suoi 71 anni suonati che potrebbe dedicare ad altro invece che ad aspirare al ruolo di Ambasciatrice israeliana a Roma. Ma l’ambizione è una sete che non si estingue. Pare infatti sia stato un calcolo di ingordigia ad avere indotto la vecchia signora a trasferirsi tre anni fa in Israele, probabilmente già indirizzata al suo obiettivo da qualche altro vecchio immarcescibile.

Pare, comunque, che da Roma, comprensibilmente, giungano a Tel Aviv pressioni per impedirne la nomina, giusto perché la signora di buoni appetiti avrebbe un figlio nella sicurezza italiana e da ex parlamentare sarebbe a conoscenza di cose che un ambasciatore non dovrebbe sapere. Né utilizzare, ma dato che la vecchia signora è italiana è presumibile che tenderà a confondere il confine tra pubblico e privato che staranno in condominio nella sua multidecennale persona.

Netanyahu non ama le pressioni per cui è probabile che per puntiglio si intestardirà come un mulo, d’altra parte non si diventa uomini politici di spicco senza doti equine, caprine e bovine, come insegna la cronaca quotidiana.

Di questa vicenda, deplorevole come ogni istante della vita pubblica italiana, colpiscono due cose: il fatto che la vecchia signora percepisca uno stipendio pagato dal denaro pubblico proveniente dalle tasse con cui gli italiani si ricordano che di lei non si ricordano niente del suo profumato incarico di parlamentare; dall’altro che non ci sia nessuno, dico nessuno, che davanti alla prospettiva che la vecchia signora percepisca anche l’indennità di ambasciatrice israeliana a Roma percepirebbe un profumato stipendio anche da Tel Aviv per ritornare a stare in Italia da dove proviene. Una vicenda farsa che conferma non solo che l’Italia sia un paese disordinato e confuso ma anche un luogo in cui i minchioni hanno preso il potere e diffuso il loro stile di vita. Lancerei una petizione per chiedere alla vecchia signora di rinunciare al suo stipendio di parlamentare per sempre, non con l’inganno della provvisorietà per la durata dell’incarico israeliano, ovviamente. Ma sarebbe bello sognare un provvedimento d’autorità che improvvisamente le togliesse lo stipendio profumato da parlamentare italiana (il solo lavoro in Italia tra i più pagati al mondo), licenziasse il figlio e le togliesse la cittadinanza italiana visto che da ambasciatrice… ma è solo un sogno, poi mi risveglio ed anche io mi sento un minchione d’Italia.