Il Parlamento e l’impossibile cambiamento

Quanto spesso si parla di cambiamento in Italia? Molto e per lo più inutilmente o per finta. Non vi è settore in cui non si avverta questa esigenza che pure, una volta concretizzata in preliminare iniziativa legislativa, sempre pare arenarsi davanti alle tante aperte conflittualità (e alle infinite sotterranee) che dividono, quasi su ogni dettaglio, le squadre presenti in Parlamento. La domanda, dunque, diviene per forza di cose la stessa di sempre: cosa succede alle Camere che frena o impedisce ogni cambiamento?

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Del privilegio

L’irreparabile danno causato dal privilegio (e dalla sua sostenuta cultura) non è tanto nell’uso mimetico e lestofante del “diritto” ma nella definitiva perdita del correlativo “dovere” che al diritto sempre si accompagna. come facce di una stessa moneta. La chiamiamo civiltà.

Le Caste

È da riconoscersi che perseguendo, per giusta tensione, l’abolizione dei “processi di piazza”, abbiamo però costruito una tale ragnatela di garanzie che abbiamo dato vita a una civiltà della finzione giuridica che si disinteressa della Verità e stritola ogni possibilità di Giustizia (salvo rare eccezioni). Lo dimostrano le innumerevoli storture che vanno in scena nei nostri tribunali. E credo che un tale stato di cose perdurerà fintanto che nel nostro Parlamento sarà presente questa inutile maggioranza di avvocati e tecnici della legge, meccanismo e non strumento. La civiltà giuridica di un Paese non si costruisce con i tecnicismi legali, troppo spesso collegati a veri interessi di lobby, si costruisce con il confronto e la partecipazione di rappresentanti provenienti dalle diverse aree del Paese, intese come fasce di popolazione, con riguardo cioè alla geografia umana reale di un dato momento storico. Le Caste, negano tutto questo.

L’odore di mafia

Nella mia vita ho offeso alcune persone. Come tutti del resto. Credo. Per quanto, sinceramente, non possa dire di essere un attaccabrighe. Gran parte di questi, infatti, erano persone “in odore di mafia”. Come moltissimi, da noi. Certo, trattandosi di mafia, dovrebbe dirsi “puzza” ma l’espressione è quella: odore di mafia. Si tratta di un alone con cui vengono marchiate persone diversissime: avocati, costruttori, commercianti, etc. E molti che vivono di politica, come si dice di questa categoria divenuta parassita senza idee e con molti appetiti.

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Siamo tutti deficienti

La sentenza di condanna della docente Giusi Valido, che aveva fatto scrivere cento volte “sono deficiente” ad un suo alunno bullo, desta legittime perplessità al di là delle spiegazioni formalmente ineccepibili del giudice. Le posizioni dei sostenitori di una o l’altra delle due posizioni possibili in questa vicenda devono infatti ricordare che se la Legge tende ad essere “esatta” altrettanto è difficile dirsi per l’educazione. Questa è un processo che deve di continuo riformulare persino i propri presupposti in ragione del mutare del panorama culturale come del clima sociale e tenere conto di una molteplicità di valori ed esigenze che di frequente confliggono tra loro. L’educatore, dunque, è sostanzialmente costretto a essere anche un mediatore. Aspetto da cui il giudice estensore della sentenza può prescindere. Si tratta di una differenza importante.

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Statali, raggiunto un accordo Governo-sindacati per la produttività e il merito

I confederati firmano con l’opposizione della cgil. Ragioniamo: quelli che appartengono alla mia generazione, nati nei Sessanta, sanno ancora che esiste una divisione di colore politico tra i sindacati confederati. La lunga e alterna storia dell’unità sindacale dei cosiddetti confederati, cioè le organizzazioni maggioritarie, ha invece prodotto una diffusa sensazione che accomuna le tre note sigle in un’unica e indistinta organizzazione di “ufficiale” tutela dei diritti dei lavoratori. Il risultato, tuttavia, è stato la sovrapposizione di una generale sfiducia nel sindacato reso ancor più anonimo da una divisione, o piuttosto articolazione interna nelle tre storiche sigle, la cui ragione ha finito col coincidere con la generica sfiducia nelle rappresentanze politiche e sindacali, accomunate da un interesse prioritario per il mantenimento dei propri privilegi piuttosto che dall’azione concreta in vantaggio dei propri iscritti. Tutte le rilevazioni di opinione confermano questo sconfortante dato di sfiducia.

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Un mondo migliore

Se non si perseguono fini politici, aperti o sotterranei, e si ragiona sugli equilibri istituzionali tra i diversi poteri dello Stato, allora nasce una riflessione che fa tesoro in modo costruttivo della bagarre politica che caratterizza l’Italia da alcuni anni ad ogni livello, persino quello locale. Si è infatti assistito a varie scandalose vicende che talvolta esitano in un senso, talaltra in opposta direzione e molte volte galleggiano in torbide e intermedie posizioni di attesa. Per esempio, sono stati arrestati per reati di varia natura politici di ogni ordine e grado, provenienti tanto dal potere legislativo quanto da quello esecutivo. E sono stati ammanettati anche giudici e magistrati che avevano violato il patto di onestà e trasparenza che, come i primi, tutti dovremmo rispettare operando nel consesso civico.

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Riforma dell’istruzione e contestazione: il Sistema

Il mondo dell’istruzione in Italia, dal 1968 in poi, è pensato per gli adulti e piegato ai loro bisogni. Chi crede che le disfunzioni siano recenti prende un abbaglio o è in malafede. Nella normativa prodotta negli ultimi 50 anni l’attenzione che ha mosso interventi nel mondo dell’istruzione è centrata sulla necessità di garantire il lavoro a gruppi di persone con caratteristiche particolari. Compito grave della politica che però è stato rifilato al mondo dell’istruzione. Si aggiunga che pensando “politicamente” a talune misure tentate nel lasso di tempo considerato,

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“Immobilismo indecente” una soluzione palermitana

Non si conclude la triste vicenda dei sottopassi di viale Regione Siciliana e mai fu più profetico il nome di una strada per indicare qualcosa che non approda a nulla…
Se ne occupa periodicamente il Giornale di Sicilia che aveva ottenuto risposte e promesse per conto dei cittadini ma che altrettanto periodicamente deve dichiarare che nulla si è ancora ottenuto. Insomma: sottopassi in mano al vandalismo. Si ragiona come di cosa ovvia e necessaria sulla vigilanza, le sue forme, i suoi costi, i suoi responsabili. Un esercito di nullafacenti stipendiati con misure di emergenza lasciano in emergenza le emergenze che dovrebbero disemergenziare… se ci sono i soldi manca la volontà politica (qualcuno ha infine capito cosa sia?), se c’è la volontà politica manca il personale, se c’è il personale non è l’anno bisestile di numero dispari ricadente sotto la costellazione del Ratto e così via. La settanta, si dice a Palermo, “non appatta mai”.

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