È da riconoscersi che perseguendo, per giusta tensione, l’abolizione dei “processi di piazza”, abbiamo però costruito una tale ragnatela di garanzie che abbiamo dato vita a una civiltà della finzione giuridica che si disinteressa della Verità e stritola ogni possibilità di Giustizia (salvo rare eccezioni). Lo dimostrano le innumerevoli storture che vanno in scena nei nostri tribunali. E credo che un tale stato di cose perdurerà fintanto che nel nostro Parlamento sarà presente questa inutile maggioranza di avvocati e tecnici della legge, meccanismo e non strumento. La civiltà giuridica di un Paese non si costruisce con i tecnicismi legali, troppo spesso collegati a veri interessi di lobby, si costruisce con il confronto e la partecipazione di rappresentanti provenienti dalle diverse aree del Paese, intese come fasce di popolazione, con riguardo cioè alla geografia umana reale di un dato momento storico. Le Caste, negano tutto questo.