La mafia e l’epica

La mafia si nutre di epica. Ne ha bisogno come di una pozione magica. Ne va del suo valore coercitivo, senza  cui la ridicola epopea del coraggio recitato, l’idiota baldanza delle armi, la meschina tutela dell’omertà non avrebbero efficacia né presa sui maledetti vili che si assoggettano senza neanche chiedere aiuto. Ma quel che più mi disturba è il contributo imbelle di chi non dovrebbe, di chi si ritiene dedito ad altro. Ai giornalisti, per esempio, rimprovero l’inadeguata capacità di uso e controllo della lingua. Parlando di mafia, credo si debbano tenere attenzioni elevate già nella scelta del lessico, non si può e non si deve fare ricorso a toni epici parlando di individui del genere dei mafiosi, solitamente ometti di nessuno spessore. Si finisce col contribuire a mantenere una leggenda della mafia che ne alimenta la fortuna culturale, aspetto che la rende quasi invincibile. Purtroppo, fatta eccezione per un manipolo di giornalisti bravissimi e competenti in sommo grado, la massa di quanti fanno cronaca nera è talmente inconsapevole delle conseguenze nefaste di questo improprio linguaggio, incline alla coloritura naif, alle espressioni da film, che ne dovremo vedere ancora delle belle su questo pianeta… prima di dire addio al sentire mafioso che tutti ci riguarda.

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