La cantonata di Macron e una proposta a costo zero

Le ideologie sono morte. Per fortuna, perché ciò che fa una ideologia è rendere ciechi rispetto alla realtà viva. Ogni ideologia tenta di piegare la realtà ai propri principi, forza gli esseri umani a coincidere con un modello teorico per auto giustificarsi. Il post modernismo non è privo di principi a causa della morte delle ideologie, lo è per una forma di individualismo esacerbato che appare funzionale a certe dinamiche politiche e sopratutto economiche per contenere le quali non esistono più gli argini un tempo affidati al pensiero critico diffuso. La cultura di massa ha quasi estinto gli antidoti democratici contro le prepotenze del potere.

Quando, nel 1979, Lyotard rinnovava il paradigma del pensiero classico basato sui grandi sistemi (anzitutto hegelismo e marxismo) introducendo un elemento innovativo basato sullo sviluppo della cultura tecnologica, nel mondo accademico si diffuse il convincimento che le ideologie, intese come “grandi narrazioni”, fossero giunte al capolinea. Se non fosse che la politica, non più disinvolta ma sfacciatamente volgare impunita e prepotente, recupera frammenti ideologici inseguendo vantaggi elettoralistici. Siamo quindi sempre esposti al rischio di dovere seguire correnti dettate dai decisori politici in base a rigurgiti ideologici che generano sempre forme di disagio e sofferenza.

Ho stima di Emmanuel Macron, presidente laureato in filosofia che ha avuto persino la fortuna di collaborare, seppure per un breve tempo con un maître a penser come Paul Ricoeur. Ma anche a lui è capitato di prendere una cantonata.

La questione dei migranti è chiara: l’Italia riceve, assiste e provvede al 95% di questa marea umana, il resto di Europa litiga, bisticcia, grida allo scandalo, attacca, insulta per distribuirsi il restante 5%. È quello che ha fatto Macron per l’arrivo, per lui imperdonabile, presso le coste mediterranee della Francia di una imbarcazione con appena 230 migranti, credo tutti francofoni. Incattivito da questa novità ha incominciato a bastonare altri migranti francofoni, tutti provenienti dalle colonie francesi d’oltre mare, spedendoli a mazzate in Italia e sigillando la frontiera alpina con 500 guardie. Uno sguardo più umano aiuterebbe tutti, cfr. mio blog apr 2015: https://giampierofinocchiaro.com/migranti-tra-accoglienza-e-colonizzazione/#.Y3EBeOzMIdU

La Francia ha con i migranti una politica piena di paradossi. È sufficiente leggere i nomi della nazionale di calcio per vedere com i francesi siano poco più di un paio dentro una lunga serie di nomi africani, arabi e di colore. Sembrerebbe una grande apertura verso il mondo africano dove però ha mantenuto una politica di conquista coloniale seppure con nuovi strumenti. A Lione si stampa la moneta nazionale di ben 14 stati africani. Non è un servizio e non è né gratis né conveniente, è un affare gigantesco perché questi stati hanno l’obbligo di mantenere un tasso fisso di cambio prima col franco francese e ora col valore dell’euro secondo i criteri dettati da Parigi e per ottenere questo avallo devono versare quasi il 50% del loro patrimonio monetario in un conto corrente gestito e controllato dal ministero del Tesoro francese (che con i relativi guadagni copre il debito pubblico francese). Una forma postmoderna di colonialismo finanziario che sfrutta un’area con circa 200 milioni di esseri umani.

Se l’Italia, fronte per la migrazione dalle aree svantaggiate del mondo, prima l’est europeo e poi l’Africa, ha commesso errori nella gestione di un fenomeno enormemente più grande delle sue possibilità, non vuol dire che non abbia fatto nulla o che abbia fatto poco. A Lampedusa spesso ci sono più migranti che residenti e non si registrano episodi di intolleranza significativi. Al contrario nella banlieue di Parigi hanno attecchito gli autori della tragedia di Charlie Hebdo. Alla frontiera di Ventimiglia, sono le guardie francesi che armate hanno inseguito, per respingerli, i giovani tunisini che dall’Italia cercavano di passare nella terra di cui a scuola apprendono la lingua come retaggio della grandeur francese. E per farlo sono entrati in territorio italiano violando la “sovranità nazionale” che in Francia è storicamente la chiave della retorica imperialista ufficiale.

Perché Macron ha preso una cantonata? Perché la sua recente aggressione al nuovo governo italiano (per la prima volta guidato da una donna) che ancora sta sistemando le proprie valigie nel nuovo domicilio, è frutto di una visione ideologica per la quale il nuovo governo non può essere portatore di valori, in quanto governo di destra è per definizione nemico, colpevole e da sterminare. Spesso chi accusa proietta sull’Altro il proprio modo di pensare. Se c’è una verità possibile è che i migranti sono fratelli per caso, ma fratelli. Nessuno sceglie dove nascere e se fosse capitato a noi di nascere in un posto dove l’alternativa è fra: morire di fame o di sete o di malattie o di guerre tra clan, anche noi ci saremmo messi in cammino in cerca di un posto migliore dove vivere con la nostra famiglia. Chi siamo noi per impedire a loro di recarsi in altri luoghi? Che senso ha oggi, in epoca di globalizzazione, il concetto di sovranità nazionale? Cfr. mio blog apr 2017: https://giampierofinocchiaro.com/io-sto-con-orlando-una-petizione/#.Y3ECbezMIdU

La gestione del flusso dei migranti deve essere inquadrata come un tema organizzativo, non politico. E per farlo dobbiamo guardare la realtà. Ogni governo usa dati ufficiali per raccontare la propria verità. I dati sulle richieste di asilo formano una graduatoria in cui l’Italia non ha un gran peso, una classifica dove la Francia fa persino meglio, ma questo dato viene dalla consapevolezza che hanno i migranti i quali sanno che in paesi come Francia e Germania è più facile trovare lavoro. Perciò fanno domanda per quei paesi. Ma un conto diverso è quello relativo a chi ci arriva davvero e quello relativo a quanti sono quelli che materialmente sostano per anni in Italia, sfuggendo a statistiche ufficiali se si considera che i loro figli frequentano le scuole italiane ma nessuno può usare questo dato per risalire ai genitori “illegalmente” presenti in Italia. Il sito del Parlamento europeo racconta altre storie, cfr. mio blog ago 2018: https://giampierofinocchiaro.com/immigrazione-nessuna-verita/#.Y3ECA-zMIdU

“Quello che mi auguro si riesca a fare, allora, è abolire il permesso di soggiorno inaugurando una stagione della verità, senza fronzoli ideologizzati e senza finzioni politico-partitiche. La fase di registrazione che da noi consente ruberie infinite e permette all’Europa di far finta di essere interessata alla sorte dei migranti, è facilmente organizzabile, di una facilità disarmante. Si faccia di Lampedusa un luogo istituzionale europeo, la nostra Ellis Island (magari supportata da strutture più grandi a Gela o in un altro luogo sventrato e impoverito dalla frode dello sviluppo petrol-chimico), si condivida con i rispettivi Intelligence service il lavoro di riconoscimento e si consenta a questa gente di andare dove spera di costruirsi un futuro migliore. Possiamo permetterci tre sedi parlamentari in tre diverse città (Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo) per appena 750 persone e non possiamo costruire un grande Front Office per le migliaia di migranti?” in mio blog: https://giampierofinocchiaro.com/io-sto-con-orlando-una-petizione/#.Y3EC-OzMIdU

Se il problema/alibi è ancora la Convenzione di Dublino che impone all’Italia di soffrire in solitudine la gestione dell’arrivo dei migranti, la soluzione è semplice: si chieda ai migranti che giungono nelle coste siciliane (Lampedusa, Catania, Augusta, Agrigento, Gela, etc.) di dichiarare dove intendono recarsi prima di poggiare un piede nel molo che li accoglie. Si dipingano nel molo fasce di diverso colore che rappresentino ufficialmente, alla stregua di territorio assegnato alle rappresentanze diplomatiche, i vari paesi europei. Ogni migrante poggerà il suo primo piede non in Italia ma simbolicamente nel territorio del paese prescelto. E ogni paesi si faccia carico della gestione e trasferimento di chi arriva nel suo ambito di responsabilità. Costo zero e fine delle polemiche sugli sbarchi.

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