Fatta la breve analisi del post precedente (Autonomia e responsabilità), occorre però trovare un’alternativa. Credo che la gestione degli spazi pubblici e/o di proprietà pubblica debba essere demandata ai diretti interessati, coloro che in quegli spazi organizzano la loro vita e la loro professione. Inserire una realtà di mezzo come si è fatto per la gestione degli impianti sportivi, ha consentito a un manipolo di anti sportivi molto arroccati sui loro diritti e dimentichi dei loro doveri, di tenere ripetutamente in ostaggio intere generazioni di atleti utilizzando le strutture sportive per i propri scopi rivendicativi, quando non apertamente vendicativi. Si è trattato di persone assunte da cooperative private i cui vertici amministrativi hanno ricevuto dal Comune un appalto per un certo lasso di tempo. Così facendo, in sostanza, si è garantito a figure di sottobosco politico di gestire posti di lavoro ovviamente non con l’obiettivo di controllare e utilizzare bene le risorse umane e strumentali, ma con il solo scopo di creare un bacino di consensi elettorali. Atteggiamento confermato da tante forme di vassallaggio che si sono perpetuate nel tempo, come quando si assisteva alla mancata richiesta di pagamento del biglietto di ingresso a semplici cittadini che però in passato avevano ricoperto il ruolo di amministratori di partecipate. A che pro questa “cortesia”? Se non in vista di una futura cortesia di ricambio se la giostra delle poltrone avesse fatto tornare in sella il miserevole personaggio (che accettava di farsi regalare il biglietto da un dipendente che non era proprietario del biglietto e stava in realtà sottraendo risorse alle casse comunali!).
Concludendo: sono le società sportive che devono gestire gli spazi pubblici dedicati allo sport. Il personale oggi in servizio presso le cooperative o partecipate, deve essere messo in condizione di rispondere del proprio operato al consiglio di amministrazione a cui daranno vita le società sportive in un’ottica di compartecipazione e solidarietà. E devono essere applicate le norme sul lavoro dipendente per le quali alla corresponsione di uno stipendio deve corrispondere una prestazione lavorativa. La responsabilità, dunque, alle società garantendo loro l’autonomia di azione senza la quale sarebbero solo chiacchiere.