Un pomeriggio nella borgata

Di pomeriggio, seduto a prendere un po’ di fresco nel giardinetto della mia borgata, Tommaso Natale, tra piante stentate ed alberi che soffrono a crescere sulla poca terra che tanti anni fa ha sepolto le scorie di una fabbrica chimica. Osservo un gruppo di giovani spendere il proprio tempo libero e la gioia, forse, della scuola appena conclusa. C’è in loro una esuberanza che non ha titolo per tradursi in presunzione di simpatia, come stupidamente si reitera per insana vanagloria dalle nostre parti. Si tratta piuttosto di una chiassosa quanto inutile volgarità. Non c’è emozione nelle grida sistematiche, non c’è pensiero nel turpiloquio invadente, non c’è alcuna rivendicazione identitaria nel comportamento aggressivo, facile alla violenza e incline alla prepotenza. Vedo un branco sterile e pericoloso che poggia un’ipoteca insanabile sul futuro della città e, forse, del Paese intero.

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