Leggendo la storia attuale del nostro Paese, si possono condurre due diverse analisi. E non è un caso, dato che la dimensione della “dualità” caratterizza profondamente ogni aspetto della nostra vita sociale. Certo, un conto è la dualità che offre una complementarità, un altro è quella che presenta una divisione. In Italia, purtroppo, si registra la seconda.
Vi è in generale una tendenza a separare la realtà dichiarata da quella agita. Quanti di noi risultano poveri e sono invece ricchi? Giusto per richiamare uno degli aspetti oggi più fastidiosi, oggetto dell’attenzione pubblica. Il fatto è che esiste un sistema legislativo monumentale e caotico che ospita la contraddizione come un virus endemico. Avere separato il destino del diritto individuale da quello collettivo ha prodotto il risultato che è sotto gli occhi di tutti, un pandemonio di conflitti giudiziari che annienta la salute collettiva, pur ingrassando l’ingordigia dei singoli ben corroborati dalle astuzie dei tanti legulei che superficialmente indichiamo col nome di avvocati. La categoria, questa degli avvocati, da decenni più rappresentata in Parlamento e che registra una percentuale sempre costante, mai in flessione. Vorrà pur dire qualcosa.
(continua la lettura sul numero di maggio di “Nuove Dissonanze”: www.nuovedissonanze.it)