Chi, potendo scegliere, non vorrebbe poter decidere dove nascere? e magari con chi, assicurandosi così un futuro goioso, fortunato, facile. Ah, fossi nato figlio del principe di… Un desiderio comune.
Le cose non sono così scontate per il lato opposto della vita. Quanti si danno pensiero di progettare dove morire? magari è ricorrente il pensiero del come. Vorrei una morte serena, improvvisa, che non mi desse il tempo… questo si sente dire, questo sì. Se poi la morte è invece violenta?
Quale sarebbe il nostro ultimo desiderio? Probabilmente di vedere assicurato alle patrie galere il nostro assassino. Ed è qui che diventa importante il desiderio di dove morire.
In questi giorni la povera Elisa Claps starà rimuginando sulla sua sfortuna di essere stata uccisa in Italia. Il suo assassino, Danilo Restivo, torna in Italia per l’ormai consueto – nella nostra giurisprudenza – balletto di versioni e smentite sulla “sua” verità, intendendo per “sua” quella del colpevole che di fatto può montare e smontare cento versioni del proprio reato avendo sempre orecchie ingorde e pronte ad ascoltarlo, per tante ragioni… Dovrebbe chiamarsi “garanzia di Penelope”. In modo molto più sbrigativo, meno ricco di garanzie “creative” e certamente con risultati più efficaci, il Restivo sconta in Inghilterra una condanna a 40 anni di reclusione per l’omicidio di un’altra povera vittima. Qui la sua colpa, se verrà confermata, vale appena 20 anni. E sorvoliamo sulle regalie dei benefici che da noi non si negano a nessuno. Così, ai tanti desideri astratti che sempre ci conducono col pensiero fuori dall’Italia, ora dobbiamo aggiungere anche quello di morire in Inghilterra, lì, almeno, al nostro carnefice darebbero una giusta punizione. Io, se capitasse a me, vorrei morire in Inghilterra.