Uomini e topi e…

Una secolare guerra si combatte tra uomini e topi. Gli uni non gradiscono i secondi ma questi si insinuano dovunque. Sorprende lo stupore e l’orrore con cui ciascuno di noi reagisce davanti alla presenza prevedibile ma insolita di un piccolo topo. Senza considerare che noi, per loro, siamo giganti cattivi. E, soprattutto, dimenticando che la loro pericolosità non viene dalla natura animale che li renderebbe uguali a tanti altri mammiferi e roditori più apprezzati, ma dal nostro continuo lavorio di esemplari brutti sporchi e cattivi del regno animale.


Dei topi è nota l’attitudine ad imparare dagli errori, una volta sperimentata una trappola fatale e sacrificato un membro della specie, gli altri imparano ad evitare il pericolo e a sopravvivere prima, a crescere rigogliosamente dopo. Per questo sono così difficili da stanare, da eliminare. Vinciamo battaglie ma altre sempre nuove ne dobbiamo ingaggiare e loro, nostri avversari, diventano sempre più esperti, capaci di disinnescare le nostre armi e strisciare nei nostri paraggi ridendosela del nostro affanno, del nostro orrore.
La guerra è altra cosa, la guerra la vinceranno loro, non v’è dubbio. Noi stiamo accumulando risorse per loro, stiamo garantendo loro un’eternità di vitto immediatamente disponibile, sparso dovunque.

Noi, al contrario, incapaci di imparare dai nostri errori, incapaci di far fruttare la morte di uno di noi per salvare gli altri, sfruttiamo la morte dei tanti per rimpinguare uno solo di noi e stiamo depauperando le risorse che ci sostentano, che ci hanno sostentato e che non basteranno per il futuro.
Alla fine la guerra la vinceranno loro e su questo azzurro pianeta, tra montagne di immondizia, strisceranno topi e ratti di ogni razza, capaci, loro sì, di vivere insieme in Medioriente e pranzare con lo stesso cibo tra le strade di Wall Street, di passare infinite volte dai confini ucraini come sui banchi di Montecitorio senza che nessuno possa più inseguirli per un orrore recitato che nasconde l’orrore che giunge a mettere nelle mani di un uomo, arabo a corrente alternata e secondo vile convenienza, una lama con cui sgozzare un innocente dal passaporto non gradito.
Se questo è un uomo…
ben vengano i topi.

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