Dopo l’attentato di Paris il leit motiv di tutti i servizi mediatici è la paura. La nostra paura. Inedita, insolita, inattesa, ingenua e, dunque, colpevole.
A ridimensionare questa ondata di vago ma forte timore, arrivano i commenti di gente come noi che vive in altre parti del mondo. Mi ha colpito la risposta di una giovane coppia israeliana che, al giornalista che gli chiedeva come mai non avessero annullato la loro vacanza a Paris, all’indomani dell’attentato, ha risposto: “Avevamo già fatto il biglietto e non ci andava di perderlo e darla vinta ai terroristi. Veniamo da Israele, per voi quello che è successo è una novità ma per noi purtroppo è la quotidianità, usciamo di casa senza mai sapere se torneremo a causa di un’esplosione, ma non ci siamo arresi e andiamo avanti” (cito a memoria). Forse non ci risolleverà del tutto, ma può dare una sferzata anche all’orgoglio di noi privilegiati che viviamo nella parte più ricca e sicura del pianeta.
Il vero antidoto alla paura, però, credo che possa consistere nel fare di un problema la risorsa che lo risolve. Trasformiamo la paura che ci vogliono inculcare i terroristi, quella che ci fa temere di essere colpiti disordinatamente e inaspettatamente, quella che ci rende obiettivo paurosamente facile nel mezzo di quella immensa folla di gente che tutti noi siamo e trasformiamoci da bersagli potenziali in rete di investigatori. Per quanto pericolosi, i terroristi che vorranno organizzare un attentato saranno sempre pochi o pochissimi, noi siamo una moltitudine e non v’è dubbio che una rete così vasta di occhi che osservano e orecchie che ascoltano è il più immenso ed efficace apparato di intelligence che possa desiderarsi. Nel proseguire le nostre vite di sempre, aggiungiamo quel grado di accortezza che ci mette in condizione di cogliere un segnale, intravedere un dettaglio potenzialmente pericoloso e, se sarà il caso, avvertiamo le forze dell’ordine, stando bene attenti a non creare falsi allarmi per non invalidare la nostra azione di prevenzione diffusa. Trasformiamoci da massa passiva in esercito di cittadini che attivamente operano per difendere la propria libertà.