Lettera al ministro Profumo

Signor Ministro,

Le scrivo da preside di una scuola di trincea, in area cosiddetta a rischio, dove da sei anni lavoro per creare un clima scolastico improntato al benessere e al senso del bello. La scuola palestra di vita e progetto di un futuro migliore, ricorda?

La sua recente proposta sulle 24 ore di servizio docente, unitamente all’infelice espressione sulla necessità di ricorrere a carota e bastone, hanno d’un tratto precipitato tutto il mio e il nostro lavoro in un baratro di frustrazione e rabbia.
Il problema urgente della scuola, a mio giudizio, è la scuola, così vecchia da rendere insofferenti i nostri studenti e miopi gli adulti a uso e consumo dei quali la scuola resiste dal 68 in poi come luogo di battaglia per politiche del lavoro tra governo e parti sociali, entrambi dimentichi della recitata centralità dell’alunno. Non è l’introduzione delle TIC che la rinnoverà, ma un coraggioso e non clientelare progetto di riforma che la ripensi adattandola, con 60 anni di ritardo, al mutato contesto socio-culturale.
I bravi docenti (ma non dimentico il personale ausiliario e amministrativo che è parte integrante della comunità educante della scuola) con cui conduco un difficile progetto formativo, a scuola ci stanno già 24 e anche 30 ore a settimana, gratis et amore dei, eccezion fatta per quei miserevoli compensi previsti dal fondo di istituto o dai progetti europei, quelli per i quali, giusto per fare un esempio, a fronte di 100.000 euro di mia responsabilità diretta, ne ricavo un guadagno extra di circa 800 euro lordi, più o meno la cifra che la categoria dei politici spende magari per la merenda se si sta a quello che la cronaca giornalmente racconta degli orgiastici privilegi della sua categoria professionale (sebbene spero che la sua sia solo una temporanea appartenenza).
Devo sottolineare che ancora una volta il richiamo agli standard europei è finto come ogni aspetto della nostra triste vita sociale e politica, autentico vulnus della nostra – ora c’è da credere irreversibile – crisi etica. Quante disparità sosteniamo ancora nonostante decennali richiami dell`Unione europea? La differenza di retribuzione maschile e femminile come la differenza di percorso per il raggiungimento dell’età pensionabile e cento altre ancora. Siamo forse dentro gli standard europei quando consentiamo, in barba alla nostra stessa legislazione, che persone con lo stesso lavoro abbiano retribuzione diversa? Che persone con maggiori responsabilità abbiano una retribuzione minima se sono dirigenti scolastici e vanagloriosamente alta se sono ministeriali? Il contesto entro cui la scuola dovrebbe educare, fornisce forse buoni esempi? O costringe tutti, scuola famiglia e societa, ad addestrare le giovani generazioni alla finzione, al sotterfugio, all`individualismo e alla rapina? In un rovinoso crescendo di individualismo becero e cattivo?
Signor Ministro, colgo positivamente la sua esigenza di un riordino del mondo scolastico che ormai ha necessità di innovazioni organizzative urgenti come l’acqua per il disperso nel deserto. La prego perciò di considerare l`opportunità di procedere con altri provvedimenti rispetto a quello enunciato che rischia di fare naufragare definitivamente la sola categoria, quella dei dirigenti scolastici e dei docenti, che ancora (ma chissà per quanto ancora) persegue il bene comune.

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