L’estate, l’abuso e il turismo

È da poco iniziata una nuova estate. Nell’attuale congiuntura di crisi economica, chi lavora nel settore turistico è adesso carico di aspettative di guadagno e riscatto. Ma con scarse probabilità si è costretti a prevedere. Persiste infatti il consueto stato di degrado, incuria, abbandono e diffusa inefficienza di tutto ciò che rende possibile il turismo in Italia, con particolare riguardo al Sud. Bastano pochi dati a rendere sconfortante ogni illusoria aspettativa.

L’estate significa anzitutto mare. Il sud Italia conta il 76% delle coste del nostro Paese eppure al Sud arriva appena il 18,6% dei turisti che scelgono l’Italia per le loro vacanze. Evidente lo squilibrio paradossale. Parlando in particolare di turismo estero, nel Sud si ferma un flusso pari ad appena i due terzi del turismo che fa tappa in Veneto. Da questo punto di vista assume tutt’altro significato il fatto che i grandi villaggi turistici, quelli con forte impatto ambientale, siano al 70% concentrati al Sud. Significa che quando si tratta di opere faraoniche con elevati guadagni per le imprese edili, magicamente spuntano autorizzazioni e nascono agglomerati che depauperano “per sempre” fette di territorio pubblico a vantaggio di pochi privilegiati. Senza che questo porti né lavoro né guadagni alla comunità locale che però viene sempre truffata con promesse di sviluppo economico al momento di lanciare la nascita di una nuova speculazione sotto l’alibi del “rilancio” del turismo.

A rendere impossibile un vero decollo sono le lacune del sistema viario, autostrade carenti, ferrovie antiquate, insufficienza dei collegamenti che fanno capo ai porti e agli aeroporti. Si aggiungano le assurde ristrettezze in termini di posti barca, lo scempio capillare dell’abuso edilizio, la mancanza di controlli adeguati nelle aree naturali protette, l’ignoranza dilagante che consente la perdita e l’abbandono del patrimonio storico-culturale e architettonico, l’invadenza del lerciume in cui affoga buona parte del Sud, l’inquinamento dei corsi d’acqua e del mare per gli interessi straccioni dei falsi imprenditori e per gli interessi immondi delle perverse mafie, la diffusa inciviltà che rende ogni aspetto della vita sociale, quindi anche di quella turistica, invivibile e di bassa qualità.
La costa palermitana, per esempio, in uno scorcio della quale mi trovo adesso a scrivere, è da sempre vittima di ogni genere di abuso, appropriazione indebita, scempio, vandalismo, occupazione abusiva, noncuranza, sporcizia, persino semplice distrazione. A quest’ultima spero poter ricondurre la presenza di questa ingombrante piattaforma che un tempo avrà ospitato, probabilmente in modo abusivo o abusivamente privilegiato, un falso imprenditore al quale sarà stato concesso di rovinare la costa, fare qualche soldo e scappare col bottino prima che la Legge gli chiedesse (se mai lo fa) di pagare per le sue colpe. Siamo all’Addaura, in questa condizioni già dal 2011. Fino a quando?

 

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