Il nuovo che avanza…

Qualche giorno fa Bersani ha lanciato la candidatura di Rita Borsellino a sindaco della città di Palermo. E prontamente si è passati al diktat. Tecnicamente: un’ingerenza della direzione centrale di un partito con sede a Roma e leader romagnolo che “decide” cosa è giusto per il capoluogo della Sicilia. Nel frattempo cos’era accaduto? Già da qualche settimana, si erano registrate fibrillazioni pre-elettorali dalle quali sono spuntati alcuni nomi. I soliti dei soliti noti. Con una novità:

Davide Faraone, giovane rappresentante del PD palermitano, palermitano egli stesso, da sempre impegnato nella realtà locale. Inevitabili i primi ostruzionismi contro l’ipotesi di una sua presenza addirittura alle primarie con cui il PD ammanta di democrazia la scelta del suo candidato di ogni elezione. Dietro, in realtà, persiste un dirigismo centralista di cultura irrecuperabilmente sovietica. Davide Faraone va per la sua strada e promuove la propria candidatura. Diciamolo subito: personalmente non propendo per la sinistra italiana pur avendo contratto debiti profondi con la cultura della sinistra internazionale. È una scelta personale con ormai radicate ragioni storico-culturali. Ciò nondimeno, non posso che apprezzare il tentativo di un giovane palermitano di svecchiare la gerontocrazia che domina il Paese assuefacendolo ai vizi e ai peccati come frutto inevitabile della politica. E no! La politica può tornare ad essere tutt’altra cosa, a patto di spazzare via tutto il vecchio e contemporaneamente sacrificare se stessi per non replicare il vecchio sistema, con l’esempio personale. E Faraone queste caratteristiche le ha. Mentre a livello nazionale i quadri del PD “vanverano” di rinnovamento, nel concreto attuano strategie la cui vecchiezza e doppiezza è umiliante per l’intelligenza delle nuove generazioni e mortificante per il loro futuro. Quale impulso al nuovo potrà mai venire dal tandem Bersani-Rita Borsellino per questa disastrata città? Quanta arrogante presunzione c’è dietro questa scelta proveniente da oscure botteghe? Se proprio i partiti vogliono correre per le prossime elezioni municipali, che almeno abbiano il pudore, l’onestà e il coraggio di farlo con giovani esponenti della realtà locale, che non è da meno delle altre, che sia chiaro. E che si rinunci, una volta per tutte, a delinquenti manipolazioni di uomini, donne e simboli impropriamente adoperati per biechi interessi elettoralistici. Personalmente credo, però, che i partiti debbano fare un passo indietro rispetto all’amministrazione delle città, grandi e piccole, perché la vita quotidiana delle città non ha nulla a che fare con la rissosità in cui si esprime la politica dei partiti. Questi dovrebbero ritrovare vigore nel dibattito di più ampio respiro, provvedendo a prefigurare le linee di crescita del paese, ma per quanto riguarda il controllo delle strade, la raccolta dei rifiuti, il mantenimento di ville e giardini, il restauro dei centri storici, l’ammodernamento di fogne e acquedotti, si tratta di questioni dove i comuni cittadini, temporaneamente prestati ad un incarico amministrativo, devono trovare accordi sulla base del buon senso e dell’interesse collettivo. Nient’altro. Credo sia giunta la stagione dei movimenti civici che devono votare se stessi e non prestarsi, inchinandosi, a procurare voti ai partiti o ai singoli politici. Credo che sia giunto il momento in cui i movimenti civici dimostrino che a livello locale i cittadini non hanno bisogno dei partiti politici, mentre è inevitabilmente vero il contrario, ovvero che i partiti politici hanno bisogno dei cittadini. Allora recuperiamo questo spazio che abbiamo indebitamente lasciato ai partiti e proviamo a fare la differenza tra il vecchio e il nuovo, quello autentico. Organizziamo liste civiche che si contendano e dividano tutto l’arco consiliare e lasciamo a bocca asciutta tutti i partiti. Soltanto da questo radicale, epocale rinnovamento verrà il nuovo. E se qualcuno azzardasse la solita ragione della necessità dell’esperienza dei cosiddetti anziani della politica, rispondiamo sorridendo: accà nisciuno è fesso…

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