Ci risiamo. Ennesimo cambio di governo in questa Italia che non è pace, che non ha pace e che no sa darsi pace. Ancora una volta girano i vertici della pubblica istruzione, ovvero di quel settore che per definizione sarebbe il laboratorio in cui pensare il nostro futuro. E forse si comprende come mai ci siamo ridotti senza futuro, basterebbe guardare cosa abbiamo fatto e soprattutto cosa non abbiamo fatto nel campo dell’istruzione per avere le risposte alle domande che ormai neanche ci facciamo più, tanto ci è venuta a noia l’inconcludente agitazione e litigiosità della nostra classe dirigente. Né ci consola che arrivi anche stavolta una persona seria e di ottimo pedigree, Stefania Giannini, glottologa ed espressione di una società che può ancora dirsi civile.
Non valeva certo meno Chiara Carrozza a cui, come al solito, non è stato dato tempo di fare le cose. Anzi, a guardare la storia politica degli ultimi sessant’anni si trovano soltanto le prove del nostro non essere mai abbastanza pronti per le nuove sfide e sempre perduti in chiacchiere e litigi senza progetto.
Sulla scuola si è detto tutto e il contrario di tutto. Permane un appiattimento ideologico che la identifica coi problemi della classe docente che, è bene sottolinearlo, rappresenta la vera ipoteca di ogni riforma essendo titolare delle relazioni contrattuali che contano e che trascinano il mondo scolastico in un altrove che ignora la centralità degli alunni. Nulla si fa, infatti, se non per sostenere o diffamare i docenti, per garantire o delegittimare gli interessi di questa riottosa popolazione di adulti oggettivamente refrattari, se non in sporadiche dichiarazioni pubbliche, ad ogni forma di valutazione che faccia luce su una palude dove i bravi portano avanti la barca anche per conto degli sfaticati, degli imboscati, degli incompetenti, dei disonesti. Vero è che si tratta di una situazione non specifica della scuola e comune ad ogni settore della vita sociale italiana, ma proprio a scuola non dovrebbe accadere, se non altro per dare il buon esempio a chi da quegli adulti dovrebbe imparare…
Sarebbe finalmente ora di considerare una scuola adeguata alla realtà giovanile di oggi, col coraggio di rinunciare a figure professionali che nella scuola non servono più e che appesantiscono inutilmente la frequenza scolastica, rendendola spesso noiosa. Perché l’obiettivo non è dare lavoro (aspetto importante che però richiede una riflessione governativa specifica che non utilizzi la scuola come contenitore di sbagliate politiche del lavoro) ma dare una scuola efficace ai nostri figli. Solo così restituiremo ai giovani e al Paese un nuovo futuro.
Allora, buon lavoro Signora Giannini.