Un albero o un alibi?

Il ficus casualmente posto davanti allo stabile di via Notarbartolo dove abitava il giudice Falcone, diventerà “bene culturale”. La Soprintendenza ha avviato la procedura di riconoscimento. A cosa servirà questa pièce? Meglio, a chi?

L’albero è già riconosciuto “sito della memoria”. Cosa aggiunge questa tutela se non l`ennesima recita di un Diritto che non sa perseguire certezze? Già oggi, chi lo danneggiasse ne avrebbe guai seri, per quel che si intende per guai giudiziari in un Paese che scarcera un killer con 30 omicidi perché ai suoi avvocati sono arrivate in ritardo 120 pagine del suo fascicolo criminale. Fosse necessario si potrebbe tutelare con protezioni varie, con grande giubilo di chi, per la pubblica amministrazione, si trovasse a concedere un appalto…

L`albero, si dice è un luogo simbolo. È vero, ma è vero anche che tanto più un popolo è privo di coraggio e coscienza, tanto più produce simboli per coprire la propria ipocrisia. E credo anche che se uno come Falcone ha lasciato detto che certe idee, che hanno a che fare col coraggio e la coscienza, devono camminare sulle gambe, vuol dire che non gli sarebbe piaciuto vedere istituzionalizzare un albero che è soltanto un albero a cui si vuole impedire di fare l`albero e farne alibi, un albero a cui si vuole imporre il destino, misero e ridicolo, che i “beni culturali” hanno in questo paese senza coscienza, senza coraggio, senza futuro. 

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