Tra il dire e il fare

Un genitore si presenta a scuola e pretende di parlare con il preside. Nessuno al di fuori di lui! Lamenta a viva voce che si debba licenziare il docente che non insegna la matematica come dovrebbe.

Un genitore si presenta a scuola, ignora la procedura di ingresso volta alla tutela di tutti, quasi abbatte la porta del preside. Lamenta che il capo di istituto non abbia ancora assunto altri venticinque insegnanti di sostegno o, almeno, uno in più per suo figlio.
Un genitore bussa alla finestra del preside ignorando la riunione che vi si tiene. Lamenta quasi urlando che tutto intorno alla scuola ci sono i cumuli di immondizia che l’ATO non ritira.
Un genitore si pianta dietro la porta del preside fino a quando egli non lo riceve. Lamenta che essendo la scuola pubblica, mai e poi mai pagherà il contributo volontario di 15 euro perché c’è crisi e non se lo può permettere. Poi si allontana. Il preside vede dalla finestra che sale a bordo di una X5 o, almeno, di una X3.
È tempo, forse, di rimettere insieme il dire e il fare che – sempre si ripete – stanno così distanti da creare un enorme vuoto. E questo vuoto, quasi un’immensa e abbandonata cava di Vitiello, accoglie tutte le nostre responsabilità, le colpe, i doveri. Li seppelliamo lì, tra il dire e il fare, così che a nessuno riesca di tirarli fuori e chiedercene il conto.

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