Da ragazzo mi recavo spesso alle poste, davo un contributo in famiglia occupandomi dei pagamenti. Avevo sempre con me un libro, così spendevo l’attesa studiando e svagandomi con qualche romanzo. Poi è arrivato internet, ma per abitudine, indolenza o semplice cinesi, ho continuato ad andare alle poste pur diventando, come tutti, un utente del web. Un giorno, come svegliandomi da un torpore, assistetti a una discussione tra un cliente che mi precedeva ed un impiegato delle poste. Considerando la lunghezza della fila in attesa, disperandosi forse per il tanto lavoro che lo attendeva, a quel cliente con cui doveva avere rapporti di confidenza, disse a voce alta, col chiaro intento di farlo sentire a tutti noi, che i servizi on line che la posta metteva a disposizione permettevano ormai di fare a meno di attendere in piedi allo sportello. Aggiunse, non senza un pizzico di cattiveria, che a quel punto perdere tempo ad aspettare che si liberasse lo sportello era da minchioni.
Aveva ragione e da allora alle poste sono andato raramente. Ho guadagnato tempo per me. Ma perché questo aneddoto? Un’indagine della ditta che produce i navigatori Tom Tom, ha misurato la quantità di tempo-vita che i cittadini delle aree urbane buttano nelle attese del traffico. È risultato che Palermo è la quinta città al mondo! Il calcolo si è basato sui tempi di percorrenza registrati nei momenti in cui il traffico è assente (per es. la notte) adottando questo parametro come riferimento da sottrarre ai altri valori ottenuti invece nei vari momenti della giornata. Il risultato, quindi, evidenzia l’indice di congestionamento medio: 66% per Mosca, 55% per Istanbul e 42% Varsavia. In queste città pare che il dato sia da ricondurre all’enorme numero di veicoli. Per Marsiglia, 40%, e Palermo, 39%. Si deve precisare che contribuiscono la rete stradale (sono state infatti considerate sia le strade locali, sia le arterie, sia le autostrade) e le abitudini… Per offrire termini di paragone locali, Roma è la seconda città italiana ma occupa il decimo posto col suo 33% e Napoli si piazza più indietro con “appena” il 25%. Per intenderci, il valore percentuale significa che per ogni ora di vita automobilistica-urbana, a Palermo si paga una tassa di “vita” del 39%. Come dire che ogni tre ore di vita urbana ne buttiamo due. Tirando le somme del ragionamento dell’impiegato postale di cui dicevo all’inizio, non c’è che una conclusione che, da palermitano, posso permettermi di urlare, soprattutto perché conosco le abitudini dei miei concittadini in strada, luogo dove facciamo mille cose e guidare l’auto è una delle ultime e più marginali…: questa classifica mondiale ci “premia” col quinto posto complessivo ma laurea noi palermitani addirittura come i cittadini più minchioni d’Italia.