Sanremo e il premio ai docenti

Non è vero che in Italia non si premi il merito. Lo fa, per esempio, il Ministero dell’Istruzione che ha istituito un Premio per il miglior docente, ovviamente intitolato Teacher Prize, proprio in Italia “dove le competenze in una lingua straniera costituiscono da sempre un tallone d’Achille” secondo il parere di INDIRE (in un rapporto sulla formazione docenti per il CLIL, http://www.indire.it/2016/11/23/clil-esperienza-nazionale-di-formazione-docenti/).

Non deve stupire visto che quando nel 2012 il Ministero avviò l’introduzione della metodologia CLIL, chiedendo ai docenti una manifestazione di interesse per rilevare il bisogno formativo avvertito in materia di competenza linguistica e metodologica “hanno dichiarato la propria disponibilità 16.000 docenti, di cui 10.000 a tempo determinato e 6.000 a tempo indeterminato” (c.s.). E però i corsi avviati per la formazione coinvolsero solo 1018 insegnanti, ma se ne formarono appena 877 (con una percentuale di dispersione del 14% pari a quella che circola tra gli alunni). Un successo tutto al contrario insomma. Chissà, magari è l’influenza di X Factor che suona meglio di Fattore X, posto che la X potrebbe ormai dirsi lettera anche dell’alfabeto italiano che in fondo viene dal greco che la X ce l’aveva…

Comunque sia, anche in Italia abbiamo il Teacher Prize. Che sarebbe una bella e giusta cosa, se avessimo davvero voglia di premiare i meritevoli su cui in definitiva si regge la scuola italiana. E se avessimo davvero voglia di snidare (in ogni comparto) quelli che bravi non sono e rendono difficile il mestiere dei colleghi che hanno vocazione e spirito di sacrificio. La domanda che viene spontanea però è: come si fa a individuare il miglior insegnante in un paese in cui la valutazione è il buco nero della cultura locale? Dove la valutazione dei docenti è la più intollerabile bestemmia per i sindacati del comparto? Dove ci si lambicca il cervello, con bizantinismi tipicamente italiani, per rimandare la questione in nome di una ricerca dei “giusti criteri” effimera e perpetua come la ricerca del sacro Graal? Non è certo un caso che siano stati fatti passare “tredici anni da quando i sindacati e l’Aran, l’agenzia che rappresenta il governo nei negoziati, si impegnarono a costituire una commissione col ministero dell’Istruzione per definire quali potessero essere quei criteri «giusti» di valutazione” (Gian Antonio Stella, in: http://www.corriere.it/opinioni/17_gennaio_06/i-problemi-una-scuola-9dc7a7b0-d38b-11e6-9dc7-b8de3918521a.shtml). L’autore dell’articolo appena citato, inoltre, faceva persino notare come nel documento di sintesi di quel “finto negoziato” su un totale di circa duemila parole non vi compariva mai il termine “merito”…

Ne ha però un’idea originale il Ministero stesso che sul suo sito ufficiale precisa che: “Il premio è destinato ai docenti attualmente in servizio presso le scuole di ogni ordine e grado. La candidatura può essere fatta esclusivamente on line attraverso il sito www.italianteacherprize.it (indicando nome e cognome, scuola di appartenenza e una breve motivazione)” (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/avviso220916bis).

Il documento elaborato dal MIUR per rendere noto il funzionamento del premio, spiega: “singoli, Gruppi di studenti, docenti, Dirigenti Scolastici potranno candidare il loro docente “preferito” tramite la piattaforma on-line. Ogni docente, inoltre, potrà proporre la sua autocandidatura” (http://www.italianteacherprize.it/site/_file/documenti/MODALITA’%20DI%20SVOLGIMENTO_ITA_18.pdf). Ogni docente, cioè, è chiamato a compilarsi da sé un modulo in cui dovrà auto dichiarare: “DATI ANAGRAFICI, ATTIVITA’ EDUCATIVA (anni di insegnamento, età studenti), CONTESTO SOCIO ECONOMICO (aree a rischio), IMPATTO ALL’INTERNO DELLA SCUOLA (modelli didattici innovativi, testimonianza studenti illustri), IMPATTO ALL’INTERNO DELLA CLASSE (risultati d’apprendimento), INTERNAZIONALIZZAZIONE E INTERCULTURA (progetti internazionali, attività con studenti stranieri), IMPATTO SULLA COMUNITA’ (membro di associazioni di volontariato)” (c.s.).

Non occorre essere un tecnico per comprendere l’aleatorietà dei termini che qui con evidente approssimazione vengono definiti “criteri di selezione”. Una commissione tutta interna al Ministero compie una successiva valutazione che individua 50 candidati (chissà come e perché) e a questi chiede di fare un tema a casa, che valuterà per redigere la classifica finale.

Insomma, il Teacher Prize ha forti somiglianze con il Festival di Sanremo secondo la visione di coloro che si chiedono come mai i cantanti escano tutti dalla scuderia di Maria De Filippi e come mai, nonostante ciò, sia sempre lei a presentare il Festival, senza timore di quella pratica desueta che un tempo si chiama conflitto di interessi. Io, che sono nostalgico dei tempi antichi ed ho fastidio per quelle opacità oggi regolarizzate, ho deciso: non vedrò Sanremo.

 

Ma c’è un’ultima considerazione da fare: i soli ad essere valutati nella scuola italiana sono gli studenti ma non c’è un premio analogo per loro; si è anche avviata la valutazione dei Dirigenti con tutto il confuso disordine di cui siamo capaci ma per loro non è previsto un premio di merito. Nel frattempo, nel vuoto perdurante di ogni discorso sulla valutazione dei docenti, argomento persino derubricato dai temi della contrattazione collettiva voluta dai sindacati, per i docenti esistono il bonus docente, il premio per il merito e il Teacher Prize. Forse è il caso di rivedere le mie ultime decisioni: vedrò Sanremo.

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