Riforma dell’istruzione e contestazione: il Sistema

Il mondo dell’istruzione in Italia, dal 1968 in poi, è pensato per gli adulti e piegato ai loro bisogni. Chi crede che le disfunzioni siano recenti prende un abbaglio o è in malafede. Nella normativa prodotta negli ultimi 50 anni l’attenzione che ha mosso interventi nel mondo dell’istruzione è centrata sulla necessità di garantire il lavoro a gruppi di persone con caratteristiche particolari. Compito grave della politica che però è stato rifilato al mondo dell’istruzione. Si aggiunga che pensando “politicamente” a talune misure tentate nel lasso di tempo considerato,

ci si imbatte con dei paradossi che hanno prodotto forme di qualunquismo generalizzato. Saltiamo a piè pari. Negli ultimi dieci anni, invece, ci sono stati più tentativi di avviare una necessaria riforma. In ogni caso una opposizione mirata, tenace, talvolta sotterranea e talatra apertamente violenta, ha sempre impedito che qualcosa di nuovo prendesse forma. Il risultato è che non sappiamo nulla di concreto sulle ipotesi formulate fin qui. I tentativi non esperiti hanno dato vita ad una autoreferenziale accusa di inefficacia o illogicità. Chi crede che una riforma possa nascere “perfetta” è semplicemente uno sciocco o, ancora una volta, è in malafede. Le riforme si predispongono, si avviano e si perfezionano. Lo strumento è la democrazia del confronto e del dialogo. Basta leggere i commenti sui giornali come su questo blog per accorgersi che quando alcuni “contestatori” suggeriscono un esempio di come la riforma poteva essere migliorata, rivelano subito una visione derivante da interesse personale e particolare, che non può coincidere con la visione di un Ministero che deve necessariamente pensare all’intero Paese. Fermo restando che i violenti presenti alle manifestazioni sono certamente quelli che non studiano – altrimenti lo studio li avrebbe educati al rispetto e alla sensibilità – resta l’ovvia considerazione che per cambiare il sistema attuale (sulla cui inadeguatezza siamo tutti d’accordo, a parole…) occorre consentire l’avvio di una riforma, che è comunque una proposta di una maggioranza eletta democraticamente e che per tale ragione sarà soggetta a verifica elettorale, e sottoporla alla prova dei fatti. Ma questa è la logica del fare, così poco comune da noi e così avversata… Laddove nella logica del dire – effimera e prediletta dimensione – tanto i buoni quanto i cattivi, tutti compartecipi, hanno spazio per coltivare orticelli senza pagare il dazio delle rispettive responsabilità, non i violenti per i loro atti che ai normali cittadini causerebbero decenni di persecuzione giudiziaria e non i potenti che per non aver potuto compiere fino in fondo ciò che avevano programmato sfuggiranno alla prova dei fatti.

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