Qualcosa non quadra…

Qualcosa non quadra. Si tratta di una sensazione che ci accompagna da decenni. O, forse, si tratta di una tipica forma di pensiero che ci prende quando si acquisisce un po’ di esperienza, diventando grandi. Comunque vada c’è.

Prendiamo ad esempio una delle realtà più discusse e discutibili della realtà del nostro paese: il Parlamento e i suoi privilegiati inquilini. A dispetto di ogni rigore, spending review ed esigenze di contenimento del bilancio, continuano a rappresentare un costo che risultava eccessivo già in tempi di vacche grasse, figuriamoci oggi che il Paese è stretto nei debiti accumulati con le allegre fantasie del passato. Ad ogni modo: vi siete chiesti come mai si stia procedendo all’approvazione di una legge di abolizione del Senato? Se l’idea era migliorare l’efficienza, bastava separare le funzioni, dividere il carico del lavoro (il Signore mi perdoni se uso questa espressione anche per deputati e senatori) e il risultato dell’efficienza era bello e servito, al netto della nota indolenza che stigmatizza i ritmi lavorativi del Belpaese. Se invece l’obiettivo era il contenimento della spesa, in un momento in cui risulta particolarmente fastidioso consegnare ad ogni rappresentante 20.000 euro al mese pagati dai contribuenti, ben sapendo da quale abisso di ignoranza e protervia provenga oltretutto la maggior parte di loro, e in un momento in cui i membri del movimento 5stelle danno un esempio di morigeratezza auto riducendosi lo stipendio, bene in questo clima sarebbe bastato dimezzare lo stipendio dei parlamentari. Compresi gli ex. Invece no. Si sceglie la strada della apparente lotta politica all’ultimo sangue per ridurre il numero dei privilegiati di Montecitorio. Come mai?
Facciamo due conti. Tra Camera, con 630 deputati, e Palazzo Madama, con 315 senatori, considerando una cinquina di senatori a vita eletti dal presidente della Repubblica, otteniamo la cifra di 950 stipendiati d’oro. Ma il numero elevato non deve spaventare, va infatti considerato il loro ruolo di rappresentanti. Se, infatti, consideriamo che la popolazione italiana, nell’ultimo censimento ufficiale del 2011, risulta composta da circa 59.500.000 cittadini, dividendo la seconda per la prima, si ottiene un indice di rappresentanza per cui ad ogni parlamentare corrisponde una comunità di circa 63.000 abitanti. Una volta abolito il Senato, o declassato a camera di funzionari regionali fuori da meccanismi elettivi, la cifra della popolazione va divisa per il numero dei soli deputati. L’indice di rappresentanza diventa così più ampio e si attesta su 1:95.000.
In altri termini, l’operazione in atto, lungi dal perseguire strade più semplici per gli obiettivi dichiarati, sembra mirare a fini di altra natura. Il rischio, cioè, è quello di un ulteriore passo verso il restringimento di quella oligarchia che nel Paese detiene la ricchezza ed il potere. Il club esclusivo di chi decide, si restringe, si amplia invece la platea della base rappresentativa, dei bisognosi per intenderci, e dunque cresce ulteriormente il potere individuale di ogni singolo eletto, mentre, corrispondentemente, diminuisce la capacità potenziale degli elettori di raggiungere il vertice rappresentativo per manifestare le proprie esigenze. Ogni diminuzione nel numero dei rappresentanti parlamentari è, in tal senso, una violazione palese del diritto di rappresentanza, ed è anche un incentivo all’instaurazione di pericolosi processi di verticalizzazione del potere e concentrazione in poche mani. Cose che, insomma, la storia, per chi l’ha studiata e ancora ci perde tempo, insegna con facile evidenza. Cose, che, dunque, dovrebbero indurre a scelte differenti. Che invece non si fanno. Perché? Ce lo siamo chiesti? Qualcosa non quadra…

Una risposta a “Qualcosa non quadra…”

  1. Articolo interessante. No. La risposta evidentemente è no. Nessuno (o quasi) è abituato a chiedersi "perché". È questo (scusate la ripetizione) perché è molto più facile e comodo starsene seduti a lasciarsi riempire il cervello dalle "spiegazioni" del Tg1 o di Studio Aperto. Perché è meglio fingere di credere alle loro sfacciate ma tranquillizzanti menzogne piuttosto che porsi inquietanti e scomodi "perché". La situazione è delicatissima in Italia ma pochi sembrano cogliere i segni. In altri tempi si sarebbe pensato all' avvento di una subdola dittatura, ma oggi no, oggi è meglio scacciare questi sospetti e continuare per la propria miserabile via, sperando che i pochi che colgono i segni siano solo dei pazzi invasati. In effetti è più comodo.

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