Onore ai veri coraggiosi

Un altro esemplare della nostra cultura peggiore è stato arrestato. I giornali di oggi pubblicano le foto dell’arresto di Gerlando Messina, alcuni ribadendo quel vezzeggiativo (Gerlandino) che così spesso si accompagna a nomi di sicari quasi si trattasse di bambini o giovanotti vivaci ma buoni.

Un inchino di gratitudine autentica andrebbe fatto ai carabinieri e poliziotti che lo hanno fermato, ormai quasi unici rappresentanti di quel “coraggio” che una volta era un valore civile condiviso. Auguriamoci che nessun avvocato azzeccagarbugli, dichiarando ufficialmente il rispetto della legge ma perseguendo privatamente un lurido interesse di pura avidità, riesca a fargli ottenere sconti e benefici nella ridicola fiera-mercato che talvolta appare essere il nostro sistema giudiziario.
 
E qui una sola riflessione. Chissà quanti hanno fin qui pensato all’arrestato come a un “coraggioso” criminale, incapaci di dare un senso al loro cervello che avrebbe dovuto capire che la violenza è sempre una forma di vigliaccheria organizzata. Chissà quanti ancora credono di pensare ribadendo che la gran parte della nostra società è sana. Cito dal Giornale di Sicilia di oggi 24 ottobre: “Alle 18.10, dopo che una folla di curiosi e giornalisti veniva tenuta lontana dal portone della palazzina, Messina con il volto semicoperto dagli stessi militari del Gis è stato caricato su un’auto e portato via. L’aria era surreale. Da un lato c’erano i carabinieri sorridenti, fieri di avere assestato l’ennesimo duro colpo a Cosa Nostra, forse quello mortale. Dall’altra, c’era Favara che è rimasta in silenzio. Non un applauso, non un bravi”.
 
Così che i veri e unici coraggiosi, i militari appostati per giorni ed esposti alla rappresaglia dei mafiosi, sono stati ignorati, avvolti del solito silenzio vigliacco e inerme che spesso ha incorniciato pagine importanti della nostra storia contemporanea. Quasi soltanto loro rappresentano la parte buona della nostra società e sono netta minoranza. Per fortuna non sempre. Ho i brividi se penso agli applausi felici più volte ascoltati davanti la sede della Questura centrale di Palermo. La gente di Favara, ammutolita, col silenzio ha lasciato intendere solidarietà con l’arrestato, seppure nella forma subalterna, vile, incivile, vergognosa ed ebete di chi vive sopraffatto dalla paura senza capire che non sta vivendo. Sarebbero loro la famosa “maggioranza” che ama definirsi “sana” rispetto alla parte malata? Credo esattamente il contrario, la parte malata è quella maggioranza di vigliacchi muti e ciechi che si è insediata e arresa in tutte le nostre difficili realtà urbane e non, lì dove la mafia ha le sue metastasi più devastanti. Il sorriso con cui i boss, da Provenzano a Messina, si fanno immortalare dai fotografi durante gli arresti dice proprio della disinvoltura con cui questa gente ha vissuto protetta dalle sue stesse vittime, complici ridicoli di uno statu quo che sono incapaci di cambiare. Lo Stato, nel bene e nel male, la sua parte la va facendo da tempo, nonostante le bordate della politica e nonostante i tentativi di strumentalizzazione che ancora dalla politica a tutto tondo provengono. Il contributo che ancora manca è quello dei cittadini, la loro rivolta morale, il grande cambiamento dei loro comportamenti quotidiani. Per quanto tempo ancora mancherà?
 
 

3 risposte a “Onore ai veri coraggiosi”

  1. voglio essere ottimista,il silenzio magari era stupore da parte della gente ,incredula del fatto che le forze dell'ordine erano riuscite in un'impresa per loro profondamente ardua.
    magari il giorno dopo incominceranno a gustare un senso di liberta' sino a dall'ora negatogli. VOGLIO PENSARE COSI'….. S.G.

  2. Leggevo in giro per il web: "Perché Agrigento non piange? Perchè non urla, non applaude, non esulta trovandosi muso contro muso con il boss?
    Perchè non è Palermo."
    E' un'affermazione che, istintivamente, non vorrei condividere, ma quel silenzio è troppo rumoroso per restare inascoltato.

  3. auguriamoci che sia come dice Salvatore, in fondo l'ottimismo è l'ultima resistenza possibile sebbene sia difficile non convenire che "quel silenzio è troppo rumoroso per restare inascoltato".

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