Nuova maturità: un altro vuoto a rendere

Cambia l’esame di maturità. Probabilmente si tratta dell’annuncio più clamoroso per la platea degli studenti che sostanzialmente resterà indifferente al contenuto delle otto deleghe con cui il neo Ministro, decisa a resistere alle polemiche sulle false dichiarazioni rilasciate circa il proprio curriculum, intende lasciare un segno del proprio passaggio. Anche lei. Alla fine, in termini concreti e con uno sguardo capace di stare dentro le piccole miserie umane, il vero problema di ogni guida del Ministero della pubblica Istruzione, è tutto qua: farsi ricordare, nel bene o nel male, ma restare nella “storia”. Che poi, cosa intendano per “storia”…

Ad ogni modo, il “cambiamento storico” prevede: niente più Quizzone e prova INVALSI obbligatoria durante l’anno (disinnescata definitivamente la resistenza polemica dei docenti contrari per opinione personale). In pratica si prende atto che il Quiz era falso e che le prove INVALSI si debbano falsificare. Infatti non conteranno niente, come non conterà per esempio la matematica al liceo scientifico. Per decreto le insufficienze vengono derubricate. Come i furti. Ci si potrà per esempio “maturare” dal liceo classico con un bel quattro in greco e latino, compensato da un otto in educazione fisica e comportamento. Come i bilanci “architettati” dai commercialisti (si acquisisce un’impresa in perdita e si detassano gli utili dell’impresa madre). Si chiamerà comunque diploma di Liceo classico. Oppure pensando al nuovo Liceo coreutico, si potrà essere inabili, svogliati, incapaci di ballare ma conseguire un diploma in Ballo senza sapere ballare. Come le veline di Striscia che fanno coreografie di braccia da sedute o in piedi.

Basta ipocrisie, la maschera è gettata! La scuola già addestra i nostri giovani alla finzione di essere quel che non si è, come il Ministro che finge di essere laureata e detta le regole per scuola e università. Come i genitori che della propria imbarazzante incapacità di educatori denunciano docenti e presidi ogni volta che la scuola prefigura “conseguenze” al comportamento scriteriato, incosciente, ineducato dei loro figli sebbene tentando di coprire i vuoti familiari (triste ma illuminante l’analisi di Francesco Cataluccio, Immaturità, Einaudi). Come i sindacati che dicono di battersi per la continuità didattica (che non sanno cosa sia perché i sindacalisti da scuola vanno via per sindacare) e fanno passare il principio secondo cui lavorare a scuola significa scegliersi la sede vicino casa, con buona pace di merito e professionalità che dovevano far incrociare domanda e offerta a vantaggio di progetti educativi innovativi per gli alunni e specifici per ogni realtà territoriale.

 

Insomma la novità non nuova è che finalmente anche la maturità registra per decreto un abbassamento del livello di prestazione richiesto ai nostri giovani. Un ulteriore declassamento della qualità della nostra istruzione a favore di cifre insignificanti da sfoggiare in giro per i teatrini della politica internazionale, un modo per avere nuove slide in PPS con cui sciorinare che l’Italia in confronto agli altri paesi europei ora passerà da un indice dell’X% a un X+Y%, avvicinandosi agli standard mondiali e risalendo la china delle classifiche con il classico colpo di bacchetta magica. Quanto ha inciso sui nostri destini l’amara profezia di Tomasi di Lampedusa che fa dire a Tancredi: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”? Questa finta maturità, accessibile per diritto e per decreto, costruirà un ennesimo vuoto nella credibilità del Paese. L’esperienza di questi anni dovrebbe averci chiarito, definitivamente, che ogni vuoto è a rendere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *