Maturità A.D. 2013

Maturità a.d. 2013
Considerazioni per gli studenti

Cari ragazzi/e,
Torna l’esame di maturità e identiche si ripetono le stesse dinamiche. L’ansia, il nervosismo, la leggerezza, la strafottenza potrebbero essere i quattro gradi in cui racchiudere le diverse forme di approccio a questo appuntamento da parte vostra. La tensione prima degli esami è giusta e necessaria, aiuta ad affrontare bene una prova importante, tutto il resto no, andrebbe compreso e risolto, ma occorrerebbe una macchina del tempo che col senno del poi ci permettesse di rivedere il percorso compiuto in cinque anni.


Se siete seduti tra i banchi delle aule di esame, vuol dire che i vostri professori ritengono concluso in ogni modo il vostro percorso formativo, stimano inutile prolungare la vostra presenza a scuola. È tempo di andare fuori, sperando che una scintilla accesa in questi anni vi metta in condizione di alimentare un vostro fuoco personale.
Di questa esperienza vi chiedo di ricordare una cosa, una sensazione concreta, fatta di tensione nervosa, agitazione interiore, preoccupazione psicologica, frenesia, rabbia, senso di impotenza. È quello che avrete provato se, invece di fidare nelle vostre acquisite competenze, avete dovuto aspettare l’aiuto di qualcuno, un compagno che passasse un biglietto, bisbigliasse un suggerimento, un docente amorevole che vi indicasse la direzione esatta, un commissario comprensivo, un presidente interessato ad apprendere quel che sapete, anche se poco, e impermeabile alle tentazioni di appurare quel che non sapete e per tanti motivi non avete studiato.
Questa sensazione così fisica, avvertita nella pelle, nel ritmo cardiaco, nel disagio dello stomaco, nel   respiro, nella sudorazione, questa sensazione è la risposta mai trovata alla domanda: perché noi italiani, soprattutto noi meridionali, siamo così indietro rispetto agli altri paesi in tutti gli aspetti della vita sociale? Perché la nostra scuola ha risultati così scarsi in confronto alle altre? Perché questo nostro Paese non riesce a creare sviluppo e occasioni di lavoro per i giovani? Sono tutti quesiti collegati e la ragione sta nella “servitù” che avete sperimentato. Non riuscire a badare a se stessi, non essere competenti, non sapere le cose e/o non sapere fare ci rende schiavi, schiavi degli altri che decidono per noi e ci offrono le briciole. Briciole per le quali lottiamo con ferocia insulsa, la stessa che ci ha fatto diventare un paese di rassegnati mediocri. Pavidi e incapaci di rialzarsi.
Valutate voi, adesso, se ne valeva la pena, se davvero i mille sotterfugi a cui vi siete addestrati in cinque anni per non rispondere alle domande, per sfuggire una interrogazione, per non fare i compiti e aver tempo da perdere in strada, valutate voi se valeva la pena diventare schiavi. Di quale futuro, concretamente, potrete parlare adesso nei vostri discorsi di giovani adulti ormai fuori dal mondo protetto della scuola?

La sola strada che resta, a mio giudizio, è immergersi nello studio universitario e fare in modo che quello possa darvi la competenza necessaria per diventare liberi. Le chiacchiere sul lavoro che manca sono in parte vere, molto più, però, sono chiacchiere ed alibi per sospingere all’illecito, al furto, all’evasione, al raggiro, alla truffa, all’inganno a cui, inevitabilmente, prima o poi, seguiranno la vergogna e la gogna pubblica. Questa, ahimè, è la storia d’Italia degli ultimi 50 anni.
Concludendo, studiate, frequentate le università, addestratevi alla competenza e rendetevi liberi e veramente pensanti, non fatevi fagocitare dalla colpevole indolenza con cui una classe dirigente inadeguata ipnotizza il paese asservendolo all’avidità di una oligarchia che sta nell’ombra e in quella si pasce delle ricchezze di tutti.
Un caro saluto
Giampiero Finocchiaro

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