L’Italia del CIF

Mi rendo conto che, se guardo indietro, il tempo ha ormai una ragguardevole profondità. Correlativamente, volgendo l’occhio in avanti, si accorcia l’orizzonte di quello spazio che chiamiamo destino individuale. È l’età, è fisiologico. Di contro vedo che nel mutare dello sguardo aumenta la percezione di un altro orizzonte che mi sta di fronte, quello del destino comune, cornice di un futuro verso cui siamo tutti responsabili e correi. E vedo nuvole.
 

Il Belpaese che persino oggi avrebbe le capacità di riprendersi in un solo anno, appare così confuso e disordinato da aver perduto il temperamento di cui avrebbe bisogno per un nuovo Rinascimento. Come per  gli studenti – enorme platea di svogliati e giustamente insofferenti per una scuola vecchia e serva degli interessi di bottega di tanti parolai – che ad ogni ricevimento dei genitori vengono accusati di essere potenzialmente dotati ma incapaci di ambire a qualcosa che vada oltre la sufficienza, come se un virus della mediocrità fosse ormai allignato nella stirpe e avesse privato un’intera generazione del desiderio di sognare (eccezion fatta per il solito sogno di diventare ricchi, calciatore o moglie di calciatore, velina o tronista).
Eppure nei miei ricordi le nuvole hanno la morbidezza dei fumetti, quelli che aspettavo alla domenica con la nuova uscita di Topolino. Sulle nuvole stavano le idee e con la testa fra le nuvole viveva Archimede Pitagorico che era capace di inventare sempre cose nuove, un campione di quell’innovazione che non riconosco nelle sciatte esortazioni dei politici di oggi né nelle fraudolente rivendicazioni dei sindacalisti di oggi.
Vorrei perciò che le nuvole dell’orizzonte che vedo fossero le nuvole di Paperopoli, avrei la certezza di stare andando col sorriso incontro ad una nuova avventura. Prendo tempo, posso ancora permettermelo. Chissà che non cambi il tempo. Magari questa brutta avventura che si chiama “Italia del CIF” (Cafoni, Ignoranti e Furbi) volgerà infine al termine e lascerà solo un’eco sopportabile della infinita vergogna che abbiamo accumulato nell’ultimo mezzo secolo, facendo macerie del bel nome che ci eravamo fatti in duemila anni di storia.

Una risposta a “L’Italia del CIF”

  1. Caro Gianpiero, vedi, anche tu, nell'arrogante dialettica di molti CIF quel raggiro che emerge nelle "Nuvole" di Aristofane? Complimenti, Massimo Montana

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