Io sto con Orlando. Una petizione

Leggevo un articolo su The Guardian. L’argomento è il nostro sindaco che, riferisce l’autore, “is fighting for migrants to freely enter EU states”.

Penso che sulle prime tutti, o moltissimi, si irrigidiscano al solo pensiero di una free entrance diffusa per queste centinaia di migliaia di migranti. Li vediamo giornalmente in versione “brutti, sporchi e cattivi”, grazie all’impazienza con cui i media e le istituzioni si affrettano a divulgarne la triste storia di approdo nelle nostre coste. Né contribuisce la maniera goffa, fanfarona e spesso, ahimè, gravata della presenza di avidi impostori e vili conniventi con cui successivamente gestiamo la presenza di questo popolo di derelitti. Cosa di non poco conto perché finisce col coprire anche le esperienze di solidarietà che, a macchia di leopardo, tanti nostri concittadini coinvolti mettono in campo con la loro presenza fisica e il loro aiuto concreto.

Resta il fatto che fa paura alla grande maggioranza degli europei l’ipotesi di un flusso senza vincoli in territorio europeo. L’articolo citato sintetizza la proposta di Orlando: “We need to abolish the residence permit”. Proposta che supporta con una considerazione che ognuno di noi, per esperienza diretta può confermare: “many migrants are forced into an illegal life, leaving them vulnerable to exploitation and exclusion”. Come dargli torto? A meno di non volere sostenere tesi apparentemente ideologizzate ma prive di riscontro con la realtà dei luoghi in cui l’immigrazione si concentra. Ci sarà un motivo per cui i paesi europei fanno orecchio da mercante lasciando che questa patata bollente se la piangano i cugini rivieraschi come Grecia e Italia? È il classico compromesso che consente a tutti di assumere una posizione politically correct, salvo poi perseguire sotterraneamente i propri nefandi e nefasti interessi personali.

A mio giudizio, l’umanità è un concetto ontologico ed olistico, non possiamo distinguerne pezzi o segmenti, soprattutto se il criterio deve essere la casualità della collocazione geografica. È l’ottica cristiana. L’uomo è libero per natura. La storia di cui spesso ci vantiamo, che riportiamo nella storiografia che presentiamo ai nostri giovani ed ingenui figli, è intessuta della retorica del progresso come conquista della libertà. E dov’è questa libertà quando serve? Quando si tratta di quella degli altri? Eppure Voltaire è uscito dal nostro orizzonte culturale.

L’obiezione fatale, semplice come l’acqua da bere, che Orlando presenta all’autore dell’articolo è breve come un lampo: “People have the right to move in search for a better life”. Qualcuno può dire di non pensarlo? Nessuno potrebbe negare di pensarla così, quanto meno per se stesso. Ma se lo si pensa per sé, come rifiutare questo diritto a chi sta altrove non per scelta ma per puro caso?

Io non so dire se, muovendosi sul piano istituzionale e giuridico, Orlando riuscirà a dimostrare che: “Europe is guilty of slavery and genocide when it comes to migration”, ma sono certo che quell’iperbole irrealistica che chiamiamo Stati Uniti d’Europa è, compattamente, guilty of cowardice and hypocricy.

Penso poi ai nostri nonni. La foto di copertina mostra come arrivavano in Argentina, luogo di sbarchi infiniti. Guardateli, vi sembrano davvero diversi dai migranti che oggi arrivano dall’Africa? L’America latina, solo tra il 1820 e il 1924, ha pazientemente accolto non centinaia di migliaia di emigranti, bensì 55 milioni di persone “in search for a better life”. Cinquantacinque milioni di uomini, donne e bambini. Tra il 1880 e il 1920 circa, solo gli italiani sono stati due milioni, esattamente quanti gli immigrati sbarcati da noi in questi anni. Gli spagnoli, nello stesso periodo, sono stati un milione e mezzo. Con che diritto pretendiamo di impedire a questa gente che scappa da scenari abominevoli di approdare in un altrove più sereno e promettente per loro, ma soprattutto, per i loro figli? I nostri obesi rappresentanti europei che scendono dalle loro BMW di lusso in hotel di lusso dove sperperano un pandemonio per nutrirsi lussuosamente, cosa vorrebbero per sé se invece di lucrare lussuosamente, grazie al contributo fiscale e lavorativo delle masse che governano, dovessero scappare dalla guerra o dalla fame o dalla siccità? Resterebbero disciplinatamente nelle loro baracche in attesa di morire o essere uccisi? Non credo…

Quello che mi auguro si riesca a fare, allora, è abolire il permesso di soggiorno inaugurando una stagione della verità, senza fronzoli ideologizzati e senza finzioni politico-partitiche. La fase di registrazione che da noi consente ruberie infinite e permette all’Europa di far finta di essere interessata alla sorte dei migranti, è facilmente organizzabile, di una facilità disarmante. Si faccia di Lampedusa un luogo istituzionale europeo, la nostra Ellis Island (magari supportata da strutture più grandi a Gela o in un altro luogo sventrato e impoverito dalla frode dello sviluppo petrol-chimico), si condivida con i rispettivi Intelligence service il lavoro di riconoscimento e si consenta a questa gente di andare dove spera di costruirsi un futuro migliore. Possiamo permetterci tre sedi parlamentari in tre diverse città (Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo) per appena 750 persone e non possiamo costruire un grande Front Office per le migliaia di migranti? Sapendo poi che la doppia sede del Parlamento (ciclo ed emiciclo) non è esigenza politica ma  frutto del compromesso fra due litiganti? (Belgio e Francia si erano impuntate sulla questione che fu risolta con questa assurdità logistica che obbliga il Parlamento ad enormi spese supplementari per far viaggiare continuamente le casse con gli Atti dei parlamentari da una sede all’altra).

Questo popolo di migranti può inoltre essere inserito in programmi di lavori pubblici sorretti da una legislazione speciale come è speciale questa congiuntura, così che contribuiscano ad un nuovo sviluppo delle nostre città dove potranno integrarsi grazie proprio al lavoro, alla vita di comunità, allo stare gomito a gomito con gente del luogo. Da questa coesistenza organizzata e orientata ad un comune obiettivo di rilancio delle nostre città, nascerà una nuova Europa, meno finta, più generosa, più varia. La cultura per sua natura si nutre di sincretismi, di commistioni. La “purezza” pretesa da stormi di allocchi in ogni luogo e in ogni tempo, purezza di lingua, di cultura, di razza, è un cancro ingeneroso che uccide persino chi la sposa per bieco interesse personale.

Perciò io sto con Orlando e invito tutti cittadini che si sentono “liberi”, intellettuali o no, a firmare una petizione, sottoscrivere un documento che sia di sostegno alla lotta di Leoluca Orlando per l’abolizione del permesso di soggiorno, qualunque sia il suo immediato futuro nella politica cittadina. 

Per firmare la Petizione vai su:

https://www.change.org/p/il-parlamento-eu-deve-approvare-una-risoluzione-in-merito-petizione-pro-orlando-aboliamo-il-permesso-di-soggiorno-per-i-migranti

 

 

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