Il sesso degli angeli e l’orgia dei potenti

Come è noto, la questione del sesso degli angeli è una falsa questione, serve a prendere tempo, a darsi le arie, a fingere di impegnarsi per qualcosa di importante. Del sesso degli angeli in Italia si parla ogni giorno, ad ogni ora, dal Parlamento al bar. Il Paese è un ribollire perenne di questioni artefatte, messe in opera per il più pirandelliano dei giochi, quello delle parti.

Tutti sanno che la cultura italiana è intrisa di qualcosa che definiamo “bizantinismo” e tutti traduciamo questa odiosa espressione come sinonimo di inutilità burocratica. In realtà la caratteristica “bizantina” del BelPaese viene proprio dalla radicata abitudine di parlare del sesso degli angeli, ovvero di perdere tempo a discutere in modo idiota di assurdità senza capo né coda. Pare, infatti, che l’origine del detto che condiziona profondamente il Paese e la sua clamorosa inettitudine, stia nel dato storico riferito al periodo bizantino quando i maggiori teologi del tempo si trastullavano appunto nella discussione sul possibile genere delle alate creature del Signore mentre incombenze ben più urgenti bussavano alla porta. Così, tanto erano caduti nella stupidità della falsa quaestio, che all’arrivo dei Turchi, maledettamente incazzati per l’avidità di mettere fine all’Impero d’Oriente annettendone gli ori e le bellezze, se ne stavano rinchiusi a ciarlare mentre Costantinopoli si inginocchiava ai turbolenti invasori. Era il 1453, il tiepido Costantino, da buon Paleologo… veniva consegnato al passato e il secondo degli infiniti Maometto diventava il sultano più esultante dell’epoca.
Torniamo a casa. Spending review e abolizione del Senato o dimezzamento dei deputati. Non ne verrà fuori nulla, come sempre. Tanto meno il risparmio. Le due Camere costano anzitutto per il personale di basso profilo, quello comandato, quello in assegnazione e quello regolarmente assunto con concorsi la cui regolarità è leggenda. Un qualunque lavoro, dentro le Camere costa dieci volte di più, il barbiere, l’usciere, la segretaria, il trascrittore, lo stenografo e il linotipista, l’autista, etc. Eliminare i Senatori non spazzerà i costi di questo personale pagato con criteri da pascià (quelli che rispondevano del proprio operato soltanto di fronte alla Sublime Porta…), né quelli degli edifici e delle servitù esterne nel libro paga di Palazzo Madama. A conti fatti si risparmierebbe dieci volte di più pagando il “giusto” a questo esercito di fraudolenti privilegiati di basso profilo che ritoccando i compensi dei super manager. La questione è di quelle a specchio per le allodole. Basterebbe infatti dimezzare lo stipendio di tutti i parlamentari per ottenere immediatamente un risparmio corposo. Invece si preferisce tagliare del 50% (se fossero vere le chiacchiere sul tema) i rappresentanti di una popolazione che si espande e soprattutto si complica, così da rendere ciascuno degli eletti maggiormente potente. Come se volessimo la rivoluzione contro i pascià, diminuirne il numero ma per farli diventare “padiscià” (cioè tutti sultani). Ancora una volta una manovra elitaria che si vuole far passare per operazione di avvicinamento ai cittadini. Mi pare intuitivo che dimezzare i parlamentari vuole dire raddoppiarne la rappresentanza territoriale e raddoppiare la distanza che esiste tra ogni cittadino e il suo referente in Parlamento. La domanda è dunque: cosa è più DEMO-cratico, dimezzare i parlamentari o dimezzare la loro ingorda retribuzione? Insomma: il sesso degli angeli deve resterà l’orgia di privilegio e distanza dei potenti contro la gente comune o si può davvero cambiare linguaggio e predicare un po’ di “vera” democrazia?

 

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