I dirigenti invisibili

C’era una volta il Preside. Poi vennero i Dirigenti scolastici. In Italia accade spesso che si cambino nomi, sigle, titoli. E cosa in realtà accada, dietro i nomi nuovi, le sigle reinventate, i titoli rinnovati, è noto dai tempi di Tomasi di Lampedusa… e forse accadeva da prima.

Per fortuna c’è qualcosa che dà continuità a queste figure del mondo della scuola: erano sconosciuti prima e lo sono rimasti dopo. Il Governo non ha mai saputo chi fossero, nel senso che non hanno mai saputo rispondersi alla domanda preliminare di ogni riforma o riformetta, su chi deve essere e che ruolo deve avere il Preside/Dirigente scolastico nella nuova scuola, ripensata secondo ogni singolo ministro dei frequenti ed insipidi governi dell’era repubblicana. Ne è elemento rivelatore persino la cultura televisiva e cinematografica che di tanto in tanto pesca nel mondo scolastico storie e spunti per far ridere un pubblico sempre più incapace di senso critico. Prendiamo ad esempio un film come La scuola più bella del mondo (2014), oppure la serie televisiva Fuoriclasse (2011, 2014, 2015).

In entrambi i casi le figure dei Presidi e Dirigenti scolastici sono frutto di una fantasia venata di antico e nutrita di ipocrisia. Sono personaggi generalmente senza identità professionale, non si capisce di cosa si occupino tranne che per i soli aspetti punitivi (clamorosamente se si pensa alla realtà). Nella fiction il Preside è una suora che non si comprende come possa essere finita a dirigere una scuola pubblica ma, soprattutto, non sa cosa fare. Nel film ce ne sono addirittura due, un napoletano cialtrone, un poveraccio senza forma e senza sostanza; l’altro, toscano, “sborone”, una specie di assessore tutto forma e niente sostanza. Tre forme del vuoto istituzionale che cinema e tivù sostengono con storie comiche, divertenti ma specchio di una quasi totale ignoranza dei Presidi o Dirigenti scolastici.

D’altra parte a me personalmente è capitato più volte di assistere a cerimonie ufficiali (inaugurazione dell’anno scolastico al Quirinale, commemorazioni in Aula bunker del 23 maggio, etc.) in cui Presidente della Repubblica, Ministro dell’Istruzione e Presidente del Senato, nel rivolgersi al popolo delle scuole hanno sempre esaurito il loro saluto tra docenti (sempre prima) e alunni (sempre dopo). Mai un cenno ai Presidi/Dirigenti scolastici, come fossero invisibili (né al personale ATA). Vorrà pur dire qualcosa. Così non stupisce che le tabelle governative elaborate dall’ARAN mostrino con evidenza che la dirigenza della pubblica amministrazione ha una coerenza finché si considerano tutte le figure previste dall’Ordinamento, anche dal punto di vista della proporzione delle retribuzioni. La posizione dei Dirigenti scolastici, invece, in questa tabella è quella dell’elemento fuori posto, la sola che si piazza a livelli talmente bassi da essere graficamente percepita come la metà del gradino più basso di tutte le altre. Non a caso, forse, viene proposta in forma di tabella, perché in qualche modo cela questa invisibile verità. Se fosse un grafico, un diagramma, rappresenterebbe una cresta con molti punti ravvicinati secondo le variazioni di altezza della linea delle ordinate ed un solo picco a definire la profondità del ventre del diagramma, dato proprio dal punto che indica la retribuzione dei Dirigenti scolastici.  Sarà per questo che nessuno sa chi siano Presidi e Dirigenti scolastici? Che restino invisibili al Presidente, ai ministri, all’ARAN e alla società civile? Eppure basterebbe andare in una scuola qualunque per scoprire che lavoro da matti sia quello del Dirigente scolastico, senza orari, con responsabilità senza confini, senza riconoscimenti, senza adeguata retribuzione. Ma di solito, amati da chi li conosce veramente: gli studenti, i soli per i quali i Presidi non sono invisibili.

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