Da Sapiens a Inhumanum: perché non possiamo più dirci umani

Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli sono, tecnicamente, gli ultimi due esemplari di Homo Sapiens.  Non in tutto il mondo, per fortuna. Non ancora. Ma lo sono – lo erano – nella loro famiglia. Il figlio (di lei) e figliastro (di lui) si è posto ad un altro livello della scala evolutiva. È andato “oltre”, in un altrove che il termine evoluzione non deve fare intendere come “più alto” o “migliore”, ma semplicemente “altro”.

Qualcuno, chiacchierando inebetiti, mi ha chiesto cosa ne pensassi e d’istinto mi è venuto di dire che l’assassinio di Pontelangorino (Ferrara) ribadisce una verità che già conosciamo, ovvero che i ragazzi rischiano di scambiare la realtà virtuale con quella fisica e materiale. Lo conferma la disperazione che, a detta di avvocati e cronisti, ha poi preso il sopravvento nei due giovani autori del crimine:  il figlio delle vittime (il vile mandante) e il suo migliore amico (il venale esecutore). A posteriori, cioè, pare si siano resi conto dell’enormità del loro atto.

Ma qui vanno fatte le pulci a entrambi: mi fa orrore pensare che abbiano avuto bisogno del clamoroso arresto, della forzata reclusione (seppure ancora brevissima e appena iniziata), della scenografia materica di una centrale di polizia e di una cella di isolamento per “avvertire” un senso di smarrimento, per innescare un rigurgito di vergogna se non di pentimento.

Non è invece stato sufficiente il grido di paura che Nunzia e Salvatore avranno certamente gettato sotto i colpi ciechi della scure dei giovani assassini. Durante l’esecuzione di questo orrendo massacro, esecutore e mandante avranno in qualche modo udito le urla strazianti di chi, colto nel sonno, veniva colpito da una pesante accetta portata proprio per squartare i corpi dei due adulti. E mentre l’omicida colpiva uno dei due, l’altro avrà pure avuto tempo di vedersi schizzare addosso il sangue del compagno, ci sarà stato un cupo rumore di ossa spaccate sotto i colpi inferti da una lama tagliente e pesante scaraventata con forza, a braccia unite e tese, dopo una rincorsa a braccia alzate, prima di affondare nella carne molle e tiepida di letto dei due genitori. Il mandante, in attesa vile che il misfatto fosse compiuto, avrà comunque pensato che in quell’istante la donna che lo aveva tenuto in braccio e che gli aveva curato la febbre, stava rovinando sotto i colpi di metallo di una mannaia. Eppure nulla di tutto ciò ha turbato l’animo dei due ragazzi. Solo l’inaudita cattura li ha fatti riflettere.

Lo dico perché abbiamo da troppo tempo dimenticato di insegnare ai nostri figli che esistono le “conseguenze” (i colpevoli non andranno in una vera galera, sono minorenni, subiranno una blanda forma di restrizione della libertà e i media non pubblicano le loro foto per non violare la legge sulla privacy). E abbiamo troppo spesso delegato TV e videogiochi a crescere i nostri ragazzi. Mi fanno ridere quei genitori che rimproverano i figli con una debole ramanzina quando credono stiano passando troppo tempo alla playstation. Non è il divieto che li può distogliere, ma il tempo dedicato loro, il tempo trascorso con loro a fare qualcosa insieme. Non serviranno allora parole, solo un invito: facciamo due tiri con la palla? Disegniamo? Andiamo a correre? Ci vieni a nuotare? Ti leggo un libro? Tutti in bici? Ripariamo insieme la finestra? Ti accompagno ad aggiustare le scarpe?

 

Questi esseri inediti non appartengono più alla specie dell’homo sapiens, non possiamo riconoscerci in loro ed in loro vediamo infatti estranei che però abbiamo prodotto noi col nostro egoismo, la nostra aridità, l’incapacità di dire dei no, l’ingordigia con cui ci siamo concentrati su di noi invece di dedicare loro del tempo: la cosa più preziosa che si possa donare come gesto d’amore sincero. Altri ne arriveranno, l’invasione è appena cominciata. Pietro Maso al suo tempo era un isolato pioniere di questa nuova specie, oggi sono già molti di più, vivono intorno a noi, si confondono tra noi ma non sono come noi, essi sono di un’altra specie: l’homo inhumanum.

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