Che confusione! Sarà perché ti amo?

Una caratteristica del dibattito italiano, su ogni questione, è la confusione.
Il tema delle unioni civili è uno di questi. In modo trasparente ed onesto, si tratterebbe di adeguare la legislazione esistente perché fossero garantiti analoghi diritti agli adulti delle coppie omosessuali. Chiunque ricorderà l’incertezza ingiusta in cui è precipitato il compagno storico di Lucio Dalla.

Deve però essere chiaro che stiamo parlando di diritti di adulti e fra adulti.
Quando si parla di bambini e di procreazione, invece, il tema diventa un altro: i diritti dei minori. Che devono essere valutati con la prospettiva utile a loro, non funzionale al soddisfacimento dei desideri e dei bisogni degli adulti.
Dico chiaramente che non esiste e non può esistere un diritto degli adulti alla procreazione. Questa è una di quelle colossali stupidaggini sostenute da una chiacchiera sociale confusa, superficiale, priva di senso critico e sempre opaca perché intesa a creare alibi per coprire interessi adulti a danno dei minori. Avere un figlio è un’eventualità di natura, che può accadere come no. Né si può pensare che debba accadere per forza.
Altra cosa ancora è prendersi cura di un bambino. Sia esso orfano di nascita o divenuto tale, credo che l’adozione e/o affido costituisca una cura più sana per il minore rispetto alla vita presso i vari istituti , così esposti a forme di interesse privato che pesano sempre sulla salute interiore dei bambini loro affidati. In questo caso, fermo restando che l’eventualità migliore per un orfano è l’accoglienza in una sano tessuto familiare, occorre però riflettere sulla eventualità che a prendersi cura di lui/lei possa essere anche un single. Ipotesi che personalmente accolgo con favore.
E altra cosa ancora è l’adozione da parte di una coppia omosessuale. Qui si deve decidere, con l’aiuto degli esperti, se nella prospettiva del bambino sia necessaria la presenza diversa e complementare dei due generi, uomo e donna, oppure se sia ininfluente per il suo sviluppo successivo. Da educatore resto legato all’idea di sviluppo mentale messa a punto da Piaget. Resto dell’idea che il processo di acquisizione dell’identità, durante la fase di sviluppo, passi necessariamente attraverso la differenza e credo che questa debba mantenere il dato biologico. Tuttavia, ripeto, devono intervenire gli esperti. Prima di litigare in Parlamento, cioè, con posizioni di fatto ideologiche e dunque di interesse adulto, occorrerebbe sviluppare un dibattito scientifico sulle conseguenze nei riguardi dei minori. Cosa di cui non vedo traccia. Vedo, viceversa, la solita inconcludente litigiosità che apre la strada al solito compromesso-pasticiaccio, di cui faranno le spese tutti i “buoni” (grandi e piccoli) che saranno interessati dagli effetti della nuova legge, laddove i “cattivi” se ne serviranno per i loro scopi con la disinvoltura che consente l’esistenza di una norma scritta.
Prima delle posizioni personali, insomma, non dovremmo chiarirci le idee su come e quanto pesa nella crescita di un bambino l’assenza di uno dei due generi naturali? Se una donna lascia il marito e dà vita ad una coppia omosessuale e nello stesso tempo si prende cura dei figli, alla sua eventuale morte improvvisa non può scattare un automatismo di legge che fa diventare la compagna della madre il nuovo genitore, non si può e non si deve scavalcare l’altro genitore biologico ancora in vita. Ma questo è ovvio, sebbene giovi ricordarlo…
Qui si confonde il tema delle adozioni con quello della sessualità adulta, che è una scelta individuale di cui nessuno deve interessarsi, rientrando nella sfera di autonomia privata e insindacabile dei soggetti. Mischiare il tema nascosto del diritto ad una sessualità non emarginata (sacrosanto) con quello della famiglia, significa avere già perso tutti. Confondere il tema della cura di un minore (che resta solo alla morte dell’unico genitore) con quello della istituzionalizzazione della famiglia omosessuale non renderà giustizia a nessuno. Si parta dai bambini che in quanto soggetti deboli non sono titolari di diritti pieni, così che continuamente gli adulti se ne servono per raggiungere obiettivi nascosti. Per non fare confusione, l’adozione, da parte di chiunque, non si legittima furbescamente col banale “ti amo” della coppia (etero o omosessuale) ma col “mi prendo cura di te” fondato su ciò che è meglio per il minore.

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