Theresa May e il partito dei cretini

Theresa May: in Arabia Saudita senza velo, brava! D’altra parte, per rispetto alle nostre usanze, forse che gli arabi da noi si tolgono il velo? Solo un cretino può pensare di concedere un parco per consentire ad un arabo in visita in Italia di stare in tenda come nel suo deserto, solo un altro cretino può consentire che vengano velate le statue della nostra cultura classica in occasione della visita di qualche arabo e sempre un cretino si preoccupa di mettere la foglia di fico alle statue di quella meraviglia che è lo stadio dei Marmi di Roma in occasione di giochi internazionali. Perché c’è una differenza tra la tolleranza rispettosa e l’ignoranza prona. Ma i cretini, partito di maggioranza assoluta e trasversale, non la capiscono.

Italia come Citrullandia

Fiamma Nirenstein, ex parlamentare di Forza Italia, non proprio una ragazza con i suoi 71 anni suonati che potrebbe dedicare ad altro invece che ad aspirare al ruolo di Ambasciatrice israeliana a Roma. Ma l’ambizione è una sete che non si estingue. Pare infatti sia stato un calcolo di ingordigia ad avere indotto la vecchia signora a trasferirsi tre anni fa in Israele, probabilmente già indirizzata al suo obiettivo da qualche altro vecchio immarcescibile.

Pare, comunque, che da Roma, comprensibilmente, giungano a Tel Aviv pressioni per impedirne la nomina, giusto perché la signora di buoni appetiti avrebbe un figlio nella sicurezza italiana e da ex parlamentare sarebbe a conoscenza di cose che un ambasciatore non dovrebbe sapere. Né utilizzare, ma dato che la vecchia signora è italiana è presumibile che tenderà a confondere il confine tra pubblico e privato che staranno in condominio nella sua multidecennale persona.

Netanyahu non ama le pressioni per cui è probabile che per puntiglio si intestardirà come un mulo, d’altra parte non si diventa uomini politici di spicco senza doti equine, caprine e bovine, come insegna la cronaca quotidiana.

Di questa vicenda, deplorevole come ogni istante della vita pubblica italiana, colpiscono due cose: il fatto che la vecchia signora percepisca uno stipendio pagato dal denaro pubblico proveniente dalle tasse con cui gli italiani si ricordano che di lei non si ricordano niente del suo profumato incarico di parlamentare; dall’altro che non ci sia nessuno, dico nessuno, che davanti alla prospettiva che la vecchia signora percepisca anche l’indennità di ambasciatrice israeliana a Roma percepirebbe un profumato stipendio anche da Tel Aviv per ritornare a stare in Italia da dove proviene. Una vicenda farsa che conferma non solo che l’Italia sia un paese disordinato e confuso ma anche un luogo in cui i minchioni hanno preso il potere e diffuso il loro stile di vita. Lancerei una petizione per chiedere alla vecchia signora di rinunciare al suo stipendio di parlamentare per sempre, non con l’inganno della provvisorietà per la durata dell’incarico israeliano, ovviamente. Ma sarebbe bello sognare un provvedimento d’autorità che improvvisamente le togliesse lo stipendio profumato da parlamentare italiana (il solo lavoro in Italia tra i più pagati al mondo), licenziasse il figlio e le togliesse la cittadinanza italiana visto che da ambasciatrice… ma è solo un sogno, poi mi risveglio ed anche io mi sento un minchione d’Italia.

Boschi: perché ha ragione Saviano

Quando Maria Elena, bella e giovane donna, è entrata nel panorama politico nazionale ho avuto l’impressione si trattasse anche di una signora in gamba. Non ho cambiato idea e la sua giovane età mi ha anche fornito un motivo in più per essere contento del cambio di governo. E piacere mi ha fatto vedere un rinnovamento così ampio da regalarci la più giovane squadra di governo che la memoria di noi nati negli anni Sessanta potessimo ricordare (un po’ meno la quasi totale provenienza fiorentino-toscana, come se fuori da quella regione non fosse possibile reperire competenze e abilità).
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Italia, un paese finto

Stiamo svelando un segreto di Pulcinella: l’Italia è un paese finto. Finto perché da decenni abituato a vivere al di sopra dei propri mezzi, finto perché la classe dirigente vive in un Iperuranio di privilegi che la rende inebetita ed impermeabile ad ogni richiamo della vita reale, quella dove vivono i cittadini abbandonati e vessati da uno Stato astratto cafone ed ingordo, quando non anche sadico.
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Il Paese dei ladri si chiama ITALIA

Sono nato negli anni Sessanta, troppo piccolo per capire il famoso e rimpianto Boom economico. L’unico economico, gli altri boom sono stati sempre di paura e sgomento. Nei Settanta ho vissuto l’austerità della crisi petrolifera.
Negli Ottanta ho faticato a causa della bolla del rampantismo, dello yuppismo che non era più yuppi du yuppi du ma una forma estesa del noto gioco “a fotti compagno”. Nei Novanta ho sofferto per la crisi politica internazionale. Nei Duemila ho stretto la cinghia per la crisi delle banche. Nei Duemiladieci sto ancora stringendo la cinghia per la globalizzazione, l’ira funesta dei mercati, l’ingordigia fanatica della finanza, la vigliaccheria dei politici, l’ignoranza del paese. Se tutto va bene, sopravviverò fino agli anni Trenta o Quaranta, ma così sfinito da questa serie infinita di ristrettezze che me ne andrò maledicendo non il mondo ma i suoi abitanti e chissà se poi il buon Pietro mi accoglierà con comprensione o mi dirà di attendere, stringere la cinghia, sperare nel nuovo corso…

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Matteo Renzi: message in a bottle

Caro Matteo,
ma se un manager pubblico di massimo livello non può guadagnare per legge più di 300.000 euro all’anno e generalmente si tratta di persone di alta professionalità, perché un misero usciere del senato ne guadagna 150.000 senza alcuna competenza? Mettiamo un tetto massimo anche alle fasce stipendiali di bassa professionalità e alto privilegio e stabiliamo che un usciere è ben pagato già con 30.000 euro all’anno per le responsabilità e il carico di lavoro che ha. A conti fatti risparmieremmo 120.000 euro all’anno per ciascuno dei 1500 super pagati dipendenti delle camere. In sostanza sarebbe un risparmio di 150 milioni all’anno, in dieci anni un miliardo e mezzo di euro. Ci si potrebbero fare cose più… più… Giuste?

Ma che cos’è questo “cambiamento”?

Ma che cos’è questo “cambiamento”? Tutte le forze politiche lo chiedono, lo ripetono, lo promettono. In sostanza, se mi è concesso un neologismo, tutti lo vanverano e nessuno lo agisce. Il PD sulla questione del cambiamento si è incartato da tempo, da una parte ci sono Bersani e i grandi burattinai come D’Alema che non se la sentono di rinunciare al finanziamento pubblico e a tutto ciò che conserva l’aura privilegiata della politica all’italiana. Renzi chiede ai suoi più coraggio, ma porta avanti la proposta di un governo col PDL per uscire dallo stallo. Non può non sovvenire una celebre riflessione di Einstein che riteneva che: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”. Che, tradotto nella lingua povera che ormai residua, significa che il problema della politica italiana non può essere risolto dalla politica italiana. Ha ragione Grillo, dunque, a insistere col “Tutti a casa”, Renzi compreso? Forse, anche se resta il dubbio dell’affidabilità di Grillo, ma come si dice? Se è certo che la vecchia strada da parecchi decenni ha provocato solo danni, perché diffidare del nuovo? Al limite, si tratta di barattare una certezza negativa del 100% con una probabilità positiva del 50%, abbastanza perché ragionevolmente si inverta la rotta. Eppure, proprio come accade nella scuola – laboratorio in cui si prepara il futuro di ogni società – si insiste a rimaneggiare le vecchie formule pretendendo che un po’ di tinteggiatura di facciata possa sanare i problemi strutturali. Fantasia (o truffa) che nessuno praticherebbe nella propria casa

Per concludere: che cos’è questo cambiamento? In Italia, con buona pace dei leghisti, non è che l’ipoteca stigmatizzata da Tomasi di Lampedusa: “Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”. Ci sarebbe da diffidare, da rassegnarsi, da deprimersi perché il cambiamento, in Italia, sembra la dimensione esatta dell’impossibile. Ma invece è bene tentare sempre di far qualcosa, costasse anche un subitaneo ritorno alle urne. Ai giovani, a chi ancora ci crede, sulla scia della speranza che Papa Francesco sembra avere riacceso nelle genti comuni, suggerisco di confidare nell’auspicio del patrono d’Italia, San Francesco, che pare abbia così predicato: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.