MICROSTORIE 4: voglio un fratello

  • Mamma, voglio un fratellino, tu ne avevi due.
  • Perché? Non ti basta la tua mamma? vedi, i tempi sono cambiati… 
  • Papà, voglio un fratellino, tu ne avevi uno.
  • Perché? Non hai tutto quel che vuoi? vedi, erano altri tempi…
  • Sì, vedo. Ma anche io ho bisogno di un complice.

MICROSTORIE 3: opacità

  • Rosanna, ma che avete fatto?
  • Ciao Giuseppe, come stai caro? Non capisco a cosa ti riferisci.
  • Come? alla sentenza.
  • Sì, caro mio, siamo orgogliosi, lo Stato ha vinto.
  • Ma la mafia? Roma, la capitale…
  • La mafia a Roma capitale? Ma mio caro, la mafia qui non esiste.
  • Rosanna! non esiste?
  • No Giuseppe, è un’invenzione dei media e dei sovversivi.

 

MICROSTORIE 2: creatività

L’esaminatore lo guardò dritto negli occhi.

  • Visto che ha risposto così bene, che è così preparato…
  • Pensavo avessimo finito…
  • Un’ultima domanda: come definirebbe un oggetto comune come… l’ombrello?
  • uhm… Una prima ipotesi di volo?

Santuzza bedda pènsaci tu…

Torna sempre il tempo delle elezioni… persino da lontano se ne ode l’eco. Facebook rimbalza toni aspri e melliflui, opinioni di chi si sente ancora in grado di votare con sicurezza, chi si ritiene offeso, chi loda la democrazia rappresentativa e chi rappresenta lo sfacelo della sua natura. Niente è più indicativo di un paese del clima in cui avvengono le sue elezioni. Da noi, ovunque, regna sovrana la confusione.  A me, giusto per non avvilirmi più di tanto, è tornata in mente una lettera che scrissi tempo fa su un blog cittadino chiedendo l’intercessione della sola presenza costante e animata di buone intenzione che Palermo, una città che non si è fatto mancare nemmeno i sindaci mafiosi, abbia mai avuto: la Santuzza Bedda.

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Quando si dormiva “a testa e piedi”

C’è un ricordo della mia infanzia che ogni tanto mi torna in mente. Mio padre dirigeva a Ragusa la scuola professionale agraria della Regione Sicilia. In famiglia eravamo in tutto cinque allora, l’altra sorella sarebbe venuta una decina d’anni più tardi, quando quella pagina di eccellenza dell’Amministrazione regionale si era già chiusa in nome di una confusione che via via avrebbe smontato tutto ciò che funzionava per sostituirlo con carrozzoni elettorali di efficienza vagamente terzomondista.  Leggi tutto “Quando si dormiva “a testa e piedi””

Cosa ci Insegna la morte

L’episodio di Vasto dovrebbe far riflettere. Un giovane, Di Lello, perde la moglie per colpa di un pirata della strada, D’Elisa. Il dolore lo acceca. Non si accorge che si tratta di un altro ragazzo che, pur colpevole di una leggerezza fatale, si sente condannato ad una vita di rimorsi. Tutto intorno tace. La Legge fa il suo corso, chi lo trova lento, chi lo trova efficiente. Gli amici, dell’uno e dell’altro, alzano barriere di odio e indifferenza, amplificando il dolore inconsolabile di Di Lello, rendendo impossibile la conversione di D’Elisa. I due unici veri protagonisti, infatti, non si parlano. Si fronteggiano piuttosto. E la baldanza dell’uno, rinfocolata dal dolore che si trasforma in rabbia, diventa irruenza omicida, sfogo incontrollabile e colpa, anch’essa eterna come la scomparsa della prima vittima di questa tragedia, Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello e vittima di D’Elisa. Il cerchio si chiude, ora D’Elisa è a sua volta vittima di Di Lello, rimasto unico sopravvissuto ma anche unico sofferente costretto a espiare per sempre il frutto di una solitudine di cui siamo colpevoli un po’ tutti.

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Io sono mio figlio

Credo che la felicità sia sopravvalutata. Mi spiego. La ricerca della felicità è sacrosanta, ognuno deve tentare la propria strada per inseguirla, raggiungere, il più possibile. La sopravvalutazione di cui parlo è nella stima che ciascuno conferisce alla felicità stessa. Si eredita in generale un’idea smodata di felicità, nel senso che la si ritiene una condizione di estasi, sublime al punto da cancellare ogni dolore, ogni stanchezza, ogni amarezza. Non ci credo. La felicità mi pare altro che questo ingombro che la cultura deposita nel nostro inconscio. Leggi tutto “Io sono mio figlio”

Peppa a Cannunera

Sicily Spoon River è il titolo di una mia raccolta di liriche dedicate a personaggi siciliani ormai dimorati nell’aldilà. Possono essere eroi della lotta alla mafia, filosofi dell’antichità, protagonisti della storia locale e personaggi del volgo, tutti caratterizzati da un tono ilare, disincantato, ironico, tagliente a volte ma sempre distaccato ormai dalla realtà del mondo terreno. Seguendo l’ispirazione di Edgar Lee Master, si svolge così un percorso che restituisce dignità ad un popolo troppo spesso prono.
Su youtube lo Spoon River dedicato ad una figura eroica del Risorgimento isolano. Non a caso, una donna.
Al seguente link:

Perché gli uomini muoiono d’infarto e le donne no?

NUOVA PRESENTAZIONE 
Presso il TC3 di via Trapani Pescia
Durante il Music Live con Marcello Mandreucci e lo showdi Ivan Fiore
23 luglio ore 22.00 – drinkcard da 7 euro. 
Prenotazioni al 0917487244 – 0915081662


IL NUOVO LIBRO PER L’ESTATE. In anteprima in vendita da Modus Vivendi.
Un’indagine semiseria che spiega perché nei teatri ci siano solo donne anziane coi capelli viola…