Cuanto vale una vida

Texto en español – Testo in italiano

Se dice que los justos mueren mientras duermen. Es una idea que relaciona la calidad de vida con la calidad de la muerte. Ambas cualidades definen al hombre justo. Y la justicia es uno de los valores más profundos y necesarios de la vida social.

Este nodo conceptual que vincula la vida, la muerte y la justicia es el espacio filosófico y jurídico donde se juega el juego de la civilización de las sociedades modernas. Tanto la vida como la muerte, en efecto, plantean problemas éticos relativos al derecho a crear y a extinguir la vida. La fecundación in vitro y la eutanasia son los ejemplos más explícitos de una pregunta que nace con el hombre: ¿quién soy yo? ¿Nacemos por casualidad o por un acto de voluntad? ¿Morimos por el destino o por un acto de voluntad? y aquí comprendemos de dónde viene la pregunta fundamental “¿quién soy yo?”. Desde el descubrimiento del Otro.

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La revolución marginal

testo in spagnolo e in italiano

Estar en el lugar correcto en el momento correcto. Me pasa a mí, un tibio hincha de fútbol, que estoy viviendo hace un rato en Buenos Aires mientras el mundo se detiene a seguir los
tejemanejes de los equipos de fútbol que enarbolan las distintas banderas del nacionalismo. Aparentemente una celebración de colores y valores, tan ensordecedora que nadie piensa en los escándalos de la FIFA ni en el enésimo conflicto que ensangrienta al Viejo Continente, y mucho menos en las guerrillas armadas que caracterizan la calidad de vida de innumerables personas de al menos tres continentes.

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El duelo inevitable entre conciencia y burocracia

(testo in spagnolo e italiano)

Pandemia. Lo he dicho así que ya se debería haber entendido que el contexto de esta reflexión es lo que le ha estado sucediendo al mundo globalizado en los últimos años (a estas alturas podemos usar el plural y declarar extinta la esperanza del fenómeno “efímero”).

Horkheimer tenía razón, somos la epifanía de su profecía y vivimos en la era de sociedades plenamente administradas. Vida y salud incluidas. Los gobiernos deciden quién debe salvarse primero y lo hacen según esquemas mentales que corresponden a las jerarquías responsables de la gestión de las instituciones. Si los dinosaurios de un mundo en crisis están gobernando, los primeros en salvarse deben ser los dinosaurios. La estrategia no es colectiva, sino jerárquica. La retrospectiva nos hace comprender que la crisis económica y social, así como la psicológica y antropológica, habría sido menor si las prioridades se hubieran revertido y hubiéramos comenzado a salvaguardar la parte más joven, fuerte y móvil del país, como lo habría hecho una comunidad tradicional en la que las instituciones y su lenguaje, la burocracia, aún no habían ocupado el lugar de las personas. No me extraña que la variante delta del virus, a día de hoy, sea mucho más agresiva y que este riesgo, previsible, lo hayamos dejado a los más jóvenes después de habernos asegurado la vacuna a nosotros adultos, ancianos, viejos, muy viejos y dinosaurios.

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Quando un/a cretina/o era un/a cretino/a

Ed Elohim creò l’Uomo a sua immagine: ad immagine di Elohim lo creò: maschio e femmina li creò (Genesi, 1, 27).

In origine, dunque, non era più che un dato di natura la differenza maschio-femmina. Quando questa differenza si è fatta cultura, ha invece dato vita a una infinita varietà di stupidaggini. Il “politically correct” è la lingua ufficiale della imbecillità diffusa.

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El otro Covid – L’altro Covid

(testo in spagnolo e italiano)

La pandemia ha estado alimentando el imaginario colectivo durante más de un año e influyendo en el tejido relacional a nivel mundial. Esto ya ha provocado la modificación de comportamientos generalizados con consecuencias relativas sobre las formas sociales que definen nuestra calidad de vida.

El martilleo cotidiano, intenso, compulsivo, detallado y superficial, profundo e inexacto, contradictorio e imponente, también ha provocado efectos devastadores en ese espacio cada vez más oculto que son nuestra conciencia y nuestro inconsciente. Leggi tutto “El otro Covid – L’altro Covid”

Boom Italia

Sono nato nel 1962 . Gli anni del Boom economico italiano. Ma questo l’ho appreso dai libri di storia. A quel tempo ero troppo piccolo per avere memoria di questa età felice del nostro Paese. I primi ricordi che ho della situazione sociale e politica italiana risalgono agli anni Settanta, quelli della crisi petrolifera e delle sue ripercussioni per un intero decennio e in tutto il mondo. Il ricordo delle domeniche in bicicletta a causa dell’austerity, non basta a salvare il decennio che precipitò il Paese negli orrori di una contestazione sociale che ha condizionato il nostro futuro politico, sociale e culturale. Leggi tutto “Boom Italia”

Perché essere orgogliosi dell’omosessualità?

30 giugno 2019

Quando si parla di omosessualità, molto spesso si associa un concetto, un valore che presumibilmente dovrebbe essere espresso dalla parola “orgoglio”. I giornalisti, che per natura sono dipendenti dalle scorciatoie espressive e dunque sempre inclini all’uso di etichette e luoghi comuni, corroborano tale associazione al punto che statisticamente omosessualità e orgoglio sono connessi come Murano e Burano, muschi e licheni, Inter e Milan e così via. Ma resta la domanda, mai banale, perché l’omosessualità necessita di orgoglio? Che relazione esiste tra i due termini? Che funzione svolge sul piano sociale e comunicativo? E, infine, siamo sicuri che questa associazione faccia del bene agli obiettivi socio-culturali di un movimento che sostanzialmente dovrebbe essere di rivendicazione di pari diritti e dignità? (e qui uso temporaneamente il termine “dignità”, a mia volta per esigenze di immediatezza esplicativa). Leggi tutto “Perché essere orgogliosi dell’omosessualità?”

Dentro la scuola italiana: le sue ombre svelate da un preside coraggioso

intervista di Fabio Macaluso sul blog “Impronte digitali”, L’ESPRESSO del 5 ottobre 2018 http://improntedigitali.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/10/05/dentro-la-scuola-italiana-le-sue-ombre-svelate-da-un-preside-coraggioso/

Giampiero Finocchiaro è un protagonista della scuola italiana che si inserisce a pieno titolo nel solco degli educatori che aprono nuove strade.

Filosofo e antropologo, è stato docente e dirigente scolastico. Per scelta ha diretto per un periodo durato più di un decennio una scuola di frontiera nella disagiata periferia ovest di Palermo, realizzandovi, aderendo a una realtà difficile, un progetto educativo innovativo.

Oggi dirige l’Ufficio scolastico del Consolato generale d’Italia di Buenos Aires.

Finocchiaro ha pubblicato diversi volumi di narrativa e teatro e un insieme di saggi dedicati al mondo scolastico.

In coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico e in seguito alla lettura del suo ultimo testo “La scuola di chi” è nata questa conversazione, che ha natura disvelatrice su una delle realtà più complesse e “fatiscenti” del nostro sistema politico e sociale.

Professor Finocchiaro si parla tantissimo di scuola, ma sfugge esattamente cosa facciano e in quale quadro operino gli operatori dell’istruzione e come vengano “serviti” gli alunni. Può brevemente descrivere un ambiente scolastico ordinario?

Le scuole sono ambienti di lavoro paradossali. Vi vige una rigorosa procedura di programmazione eppure si vive sempre in emergenza. Il male assoluto è la falsa autonomia che non fornisce gli strumenti necessari. In termini generali, le strutture edilizie patiscono i conflitti gestionali tra Comuni e Presidi, le strumentazioni soffrono l’impossibilità di provvedere alla manutenzione, la vita scolastica patisce lo scarso valore sociale della figura docente e l’aggressività genitoriale, il progetto formativo riflette l’incompatibilità con la vecchia struttura del percorso in tre gradi e, alla tirata dei conti, gli alunni subiscono la scuola tout court. In questo quadro generale e disarmante, chissà per quale miracolo, esistono realtà stupefacenti, ma sempre frutto di dedizione e sacrificio il cui merito è di singole eroiche persone.

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Tra Heidegger e il Covid 19

Il tempo che stiamo vivendo, viene definito da tutti come un tempo “sospeso”. Questa sensazione generale, quasi unanimemente condivisa, pone delle domande, su cosa significhi “sospeso” e, appesa alla precedente, per quanto tempo durerà questo tempo. Il nostro “essere”, cioè, vive una diversa dimensione temporale, una dimensione nella quale il tempo non è più solo una coordinata spaziale, correlata con la dimensione fisica dello spazio, ma diviene dimensione ontologica in cui ciascuno esplora uno spazio dimenticato o che ci si è abituati a ritenere residuale: la nostra interiorità. Leggi tutto “Tra Heidegger e il Covid 19”

Corona virus, accettare la sfida

La guerra del Corona virus non è una guerra. Direi, piuttosto, una sfida. Vediamo perciò di comprendere insieme i termini di questa sfida.

Al suo insorgere, effettivamente, la dimensione “epidemica” che di volta in volta coinvolgeva singoli paesi, metteva in campo dispositivi di intervento, e dunque forme di pensiero, riflesso di modelli ancora tradizionali. In un saggio del 2010, Byung-Chul Han rifletteva sugli scenari contemporanei rilevando il generale attardamento delle società, quelle occidentali in testa, su modelli desueti. Modelli che nella sua lettura riflettevano un paradigma “immunologico” non più capace di cogliere la complessità contemporanea. Di questa, infatti, ne sottolineava la sostanziale incompatibilità col precedente modello immunologico. I modelli del passato sono quelli di un’epoca che chiama “batterica” dove è essenziale la presenza di un “altro” contro il quale opporsi. Ma l’epoca contemporanea è piuttosto un periodo “virale”, un tempo, cioè, in cui non esiste più una distinzione netta tra interno ed esterno, tra amico e nemico. Tanto la sfera biologica quanto quella sociale, in sostanza, sono state caratterizzate da dinamiche di “attacco e difesa” che hanno trovato nell’Altro, nell’Estraneo il necessario opposto. Oggi “al posto dell’alterità abbiamo invece la differenza che non provoca alcuna reazione immunitaria”[1]. Leggi tutto “Corona virus, accettare la sfida”