Ho già avuto modo di precisare che “le banche non sono più un elemento di crescita del paese ma un forte fattore di depauperamento del suo tessuto sociale e produttivo”. Rimandando a tempi più sapienti una riflessione sul persistere di una reale utilità delle banche nel mondo contemporaneo, auspicavo che il governo Monti fosse in grado di dare segnali ben più forti di una volontà di disciplina che allineasse il comportamento degli Istituti di credito alle esigenze di rifondazione etica e strutturale del Paese. Leggi tutto “Le Fondazioni da affondare”
Pure tu?
In questa tornata elettorale amministrativa, mia prima prova da intendersi però come esperienza civica, mi è capitato più di una volta di annunciare ad amici e conoscenti che, appunto, mi candido. Non di rado la prima risposta è stata: “Pure tu?” Leggi tutto “Pure tu?”
Non c’è diritto senza dovere
“Non c’è diritto senza esercizio del dovere”. Mi sono dato questo principio e la mia vita personale è stata un susseguirsi di impegni, rinunce e sacrifici. Mi sono sempre posto il problema del dare l’esempio, di fare prima di lamentare, di partecipare prima di giudicare, di agire prima di star seduto alla finestra per sparare su chiunque ci provasse a far qualcosa. Leggi tutto “Non c’è diritto senza dovere”
Perché votare Costa
– Perché diciamo sempre che i giovani cambieranno il mondo, ma quando un giovane ci prova lo ostacoliamo in mille modi. Leggi tutto “Perché votare Costa”
Per una Palermo gentile
Ho sempre amato molto Ann-Lynne Angevene Griselda Lennox, meglio nota come Annie Lennox (nata ad Aberdeen, classe 1954), la cantante britannica, fondatrice e membro degli Eurythmics. Ancora di più da quando si è dedicata ad una carriera da single singer. Leggi tutto “Per una Palermo gentile”
A proposito degli impianti sportivi pubblici
Fatta la breve analisi del post precedente (Autonomia e responsabilità), occorre però trovare un’alternativa. Credo che la gestione degli spazi pubblici e/o di proprietà pubblica debba essere demandata ai diretti interessati, coloro che in quegli spazi organizzano la loro vita e la loro professione. Inserire una realtà di mezzo come si è fatto per la gestione degli impianti sportivi, ha consentito a un manipolo di anti sportivi molto arroccati sui loro diritti e dimentichi dei loro doveri, di tenere ripetutamente in ostaggio intere generazioni di atleti utilizzando le strutture sportive per i propri scopi rivendicativi, quando non apertamente vendicativi. Leggi tutto “A proposito degli impianti sportivi pubblici”
Autonomia e responsabilità
Dei lavoratori che ci accade intravvedere in giro per Palermo, presso impianti sportivi o presso uffici pubblici, in giro per le strade o imboscati da qualche parte, sempre ricaviamo la sensazione che siano pagati per non fare nulla. Delle due l’una: o è un’ingiusta chiacchiera oppure c’è un problema di organizzazione del lavoro e della forza lavoro. Poiché ho difficoltà a credere che centinaia di miglia di palermitani si siano coalizzati contro poche migliaia di lavoratori pubblici o con contratto pubblico o semi-privato, ne ricavo la sensazione che esiste un difetto di organizzazione. Leggi tutto “Autonomia e responsabilità”
La cura diffusa
Ogni candidato dovrebbe dire perché si candida. Me lo sono chiesto anch’io: perché mi candido? Qual è l’istinto primario che mi ha spinto? Perché non si può e non si deve rinunciare all’idea che qualcosa si deve fare, per la propria città come, in generale, per il bene comune. L’idea che la politica faccia schifo ha un triste diritto di cittadinanza nell’universo delle nostre opinioni. Va tuttavia rimosso l’atteggiamento che ci fa stare affacciati alle finestre a guardare quel che succede con il solo scopo di denigrare, lamentarci, sparare – vili come i cecchini – addosso a quelli che nell’arena ci mettono le gambe, il cuore, le idee. Scendere in campo si deve. Certo, qualcuno può dirsi portato, altri negato, qualcuno può vantare vocazione e passione mentre altri, come me, semplice disponibilità.
Si tratta, cioè, nel mio caso, di volontà di partecipazione a un processo di riordino di questa caotica città che è divenuta Palermo. Si badi: non con la sola inane vanteria dei sindaci precedenti, accomunati da un secondo mandato da lestofanti, ma anche con la vile indolenza di chi privilegia il proprio comodo allo sforzo di far qualcosa per la comunità, cioè i cittadini palermitani nella stragrande maggioranza.
Da educatore ho il dovere della speranza come dell’impegno, quello che spinge a compiere sempre il primo passo senza attendere che tutti gli altri cambino prima di cambiare noi stessi (e poi, che presunzione!). L’impegno tipico dell’educatore è quello che di volta in volta riparte da zero, senza serbare rancore nei riguardi di chi, in precedenza, ha accumulato esiti e comportamenti negativi. L’impegno tipico dell’educatore è quello sempre propositivo che cerca un modo per stare tutti assieme e cerca una soluzione per far sì che ciascuno trovi una propria collocazione.
Nella mia candidatura a consigliere comunale porto dunque questa esperienza, questo atteggiamento che chiamiamo pro-sociale, di stimolo alla partecipazione attiva, al contributo collettivo, alla solidarietà condivisa, al civismo diffuso, alla crescita comune. In sintesi, mi candido perché per salvare Palermo, occorre che tutti comprendiamo che non c’è diritto senza esercizio del dovere.
Perché mi candido
Ogni candidato dovrebbe dire perché si candida. Me lo sono chiesto anch’io: perché mi candido? Qual è l’istinto primario che mi ha spinto? Perché non si può e non si deve rinunciare all’idea che qualcosa si deve fare, per la propria città come, in generale, per il bene comune. L’idea che la politica faccia schifo ha un triste diritto di cittadinanza nell’universo delle nostre opinioni. Va tuttavia rimosso l’atteggiamento che ci fa stare affacciati alle finestre a guardare quel che succede con il solo scopo di denigrare, lamentarci, sparare – vili come i cecchini – addosso a quelli che nell’arena ci mettono le gambe, il cuore, le idee. Scendere in campo si deve. Certo, qualcuno può dirsi portato, altri negato, qualcuno può vantare vocazione e passione mentre altri, come me, semplice disponibilità.
Si tratta, cioè, nel mio caso, di volontà di partecipazione a un processo di riordino di questa caotica città che è divenuta Palermo. Si badi: non con la sola inane vanteria dei sindaci precedenti, accomunati da un secondo mandato da lestofanti, ma anche con la vile indolenza di chi privilegia il proprio comodo allo sforzo di far qualcosa per la comunità, cioè i cittadini palermitani nella stragrande maggioranza.
Da educatore ho il dovere della speranza come dell’impegno, quello che spinge a compiere sempre il primo passo senza attendere che tutti gli altri cambino prima di cambiare noi stessi (e poi, che presunzione!). L’impegno tipico dell’educatore è quello che di volta in volta riparte da zero, senza serbare rancore nei riguardi di chi, in precedenza, ha accumulato esiti e comportamenti negativi. L’impegno tipico dell’educatore è quello sempre propositivo che cerca un modo per stare tutti assieme e cerca una soluzione per far sì che ciascuno trovi una propria collocazione.
Nella mia candidatura a consigliere comunale porto dunque questa esperienza, questo atteggiamento che chiamiamo pro-sociale, di stimolo alla partecipazione attiva, al contributo collettivo, alla solidarietà condivisa, al civismo diffuso, alla crescita comune. In sintesi, mi candido perché per salvare Palermo, occorre che tutti comprendiamo che non c’è diritto senza esercizio del dovere.
Quel che mi Costa
Tempo di elezioni, tempo di buoni propositi, tempo di resa dei conti. Ad ogni nuova tornata elettorale si rinnova, quasi un ciclo di primavera, un universo che tuttavia appare sempre immobile e intangibile, chiuso com’è nel pregiudizio ormai legittimo della gente e nel giudizio spesso poco onorevole della politica come della magistratura. Parlo del mondo di quella politica locale, l’amministrazione delle città, per grandi che siano, che dovrebbe pratica l’arte della concretezza da tramutarsi in qualità della vita. Eppure…