Cambiamento: che palle!

Conclusa l’Assemblea regionale del PD a Palermo. Come sempre nei confortevoli locali di un hotel, come se un Congresso politico non fosse autorevole senza una cornice che tanto da vicino ricordi di quali privilegi goda la casta, quasi un messaggio subliminale atto ad instillare nella gente comune l’idea di consustanzialità tra politica e lusso, un nesso necessario seppure ineffabile, così che chiunque abbia un ruolo con il gioco del potere venga contestualmente investito dell’aura del lusso. Mai che un partito pensi di utilizzare un’aula magna di scuola, dove qualche soldo di affitto ricadrebbe a vantaggio di quegli stessi cittadini che finanziano agi e privilegi della politica.

Né si dica di esigenze particolari, di sicurezza o di affollamento, ché, giudicando dalle presenze di ieri e di altre simili kermesse, c’è da chiedersi se non sarebbe presuntuoso prenotare una capiente aula magna di un istituto, per esempio, come il Pio La Torre che forse già col nome metterebbe in difficoltà gli organizzatori dell’assise di una sinistra isolana sempre in difficoltà identitarie.

Al di là dei contenuti di questa assemblea, già ampiamente divulgati, mi preme sottolineare l’ennesimo discorso del Presidente della Regione, ancora una volta centrato sul cambiamento. Incomprensibile questa perenne litania sul cambiamento che il governatore rievoca ad ognuna delle sue innumerevoli apparizioni. Condivido la recente riflessione di Pietrangelo Buttafuoco che lamenta come sia “la massima più insignificante e abusata di Sicilia e forse d’Italia” quella arcinota tratta dal romanzo di Tomasi di Lampedusa che parla di cambiamento come di una strategia per ottenere l’effetto contrario. Eppure, la costanza inconcludente ed astratta con cui il nostro Presidente regionale insiste sul cambiamento, non può che rimandare a quella citazione come ad una cifra che ne interpreti il senso. Il cambiamento non può che essere azione, talvolta e solo talvolta amplificata dal verbo pubblicitario, ma deve soprattutto nutrirsi di fatti, azioni compiute, accordi chiusi. l’Isola più infelice del mondo naufraga sotto il peso delle sue false ambizioni, dei suoi tragici numeri, della sua inetta classe dirigente eppure il suo nocchiere continua a rimbalzare su posizioni politiche sempre diverse, saltella di accordo in accordo con promesse fluttuanti e roboanti ma sempre indefinite.

Di questo cambiamento recitato e non agito, di questa tensione teatrale e mai sentitamente morale, di questa istanza rinnovatrice così declamatoria ma mai sinceramente partecipata, non ci resta che quella sensazione di affanno che le cose infinitamente ripetute a chi le ascolta pur con le migliori intenzioni, quella sensazione di fastidio che piano piano, ad ogni nuova ripetizione, cresce e si fa intolleranza, quella sensazione che diventa voglia di fuggire via e subito pur di non ascoltare più le solite inconcludenti frasi ad effetto, quella sensazione che ti dà la certezza che repetita juvant solo in alcuni casi e che d’un tratto cerca uno sfogo e infine libera due clamorose ma sacrosante parole: che palle!

su: www.loraquotidiano.it, 11 novembre 2014

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